1 maggio: Ora et labora
Per celebrare in modo cristiano la festa del 1 Maggio, Pio XII istituì la memoria liturgica di san Giuseppe lavoratore, additando nel “carpentiere di Nazaret” un modello per tutti coloro che, obbedendo al comando di Dio, si guadagnano il pane con il sudore della propria fronte. Non isoliamo, però, san Giuseppe dal suo contesto familiare; infatti, anche Gesù, nel vangelo di Marco, è chiamato “il carpentiere” (Mc 6,3) e Maria, come tutte le donne galilee di quel tempo, era impegnata, da mattina a sera, nei lavori domestici che andavano dall’attingere acqua al cucinare i poveri cibi, dall’impastare il pane al preparare la lana o il lino per tessere, con essi, tutto ciò che occorreva alla famiglia. Al mattino, a mezzogiorno e alla sera si riunivano per la preghiera. Così, alternando preghiera e lavoro, la santa Famiglia anticipava d’alcuni secoli “l’ora et labora” proprio delle regole monastiche. E «tutto si compiva rendendo grazie a Dio Padre». In casa di Giuseppe ognuno dava il suo contributo, secondo le proprie forze e capacità, e ciascuno sapeva valorizzare il dono dell’altro. Ciò permise d’affrontare gli inevitabili giorni difficili, quando lo scarso raccolto dei contadini significava meno lavoro per gli artigiani e, conseguentemente, meno grano da macinare per la propria mensa. Gesù non anticipò, in quel caso, il miracolo della moltiplicazione dei pani, ma si rimboccò le maniche, come gli altri paesani, portando gli attrezzi, appena costruiti, in altri villaggi, per avere in cambio quel pane che a Nazaret scarseggiava. Ecco come Gesù, Giuseppe e Maria lavoro come un prolungamento dell’opera creatrice e redentrice di Dio.