Approdare ai tuoi piani

Quando quelli che amiamo ci chiedono qualcosa, noi li ringraziamo di avercelo chiesto.
Se a te piacesse, o Signore, chiederci una sola cosa in tutta la nostra vita, noi ne rimarremmo meravigliati e l’aver compiuto questa sola volta la tua volontà sarebbe “l’avvenimento” del nostro destino.
Ma poiché ogni giorno, ogni ora, ogni minuto tu metti nelle nostre mani tanto onore, noi lo troviamo così naturale da esserne stanchi, da esserne annoiati.
Tuttavia se comprendessimo quanto inscrutabile è il tuo mistero, noi rimarremmo stupefatti di poter captare queste scintille del tuo volere che sono i nostri microscopici doveri. Noi saremmo abbagliati nel conoscere, in questa tenebra immensa che ci avvolge, le innumerevoli precise personali luci delle tue volontà.
Il giorno che noi comprendessimo questo, andremmo nella vita come profeti, come veggenti delle tue piccole provvidenze, come mediatori dei tuoi interventi. Nulla sarebbe mediocre, perché tutto sarebbe voluto da te.
Nulla sarebbe troppo pesante, perché tutto avrebbe radice in te. Noi siamo tutti dei predestinati all’estasi, tutti chiamati a uscire dai nostri poveri programmi per approdare, di ora in ora, ai tuoi piani. Noi non siamo mai dei miserabili lasciati a far numero, ma dei felici eletti, chiamati a sapere ciò che vuoi fare.
Persone che ti sono un poco necessarie, persone i cui gesti ti mancherebbero, se rifiutassero di farli.
Il gomitolo di cotone da rammendare, la lettera da scrivere, il bambino da alzare, il marito da rasserenare, la porta da aprire, il microfono da staccare, l’emicrania da sopportare: altrettanti trampolini per l’estasi, altrettanti ponti per passare dalla nostra povera, cattiva volontà alla riva serena del tuo beneplacito.