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A Brescia cristiani bipartisan lo dicono: non si educa col gender

Ai ragazzi verrebbe inflitto «un grave vulnus contro la loro dignità». Così si esprime il documento, firmato da un’assortita schiera di consiglieri di varia appartenenza. E le famiglie raccolgono 10mila firme.

del-bono-sindacoVi raccontiamo qui una bella novità. Un gruppo di «persone accomunate da un sentire religioso cristiano e impegnate a diverso titolo in ambito culturale, sociale e politico» – così si autodefiniscono – ha recentemente sottoscritto a Brescia un documento bipartisan (questo è il dato nuovo e incoraggiante) in difesa del matrimonio tra uomo e donna, inserendosi nel dibattito sulle unioni civili che da mesi sta animando non poco la politica locale. Consiglieri comunali di PD (Guido Galperti, Anita Franceschini, Giuseppe Ungari), esponenti di Forza Italia (Mariastella Gelmini), di una lista civica (Francesco Onofri) ex Scelta Civica (Mario Sberna), ex Forza Italia (Margherita Peroni), personalità delle realtà associative quali Roberto Rossini (Acli), Enzo Torri (Cisl) e Marco Menni (Confcooperative). «Oggi sono constatabili più che in passato, coppie di fatto tra uomo e donna e un numero ridotto di coppie omosessuali», questo il presupposto da cui parte il coraggioso fronte bipartisan. Sono coppie che non vogliono attribuire stabilità alla loro convivenza e, nel caso di persone dello stesso sesso, la «proposta di una formalizzazione appare orientata a perseguire un accreditamento etico sociale del legame» o un «argomento per giungere a recepire in sede giuridica affermazioni del tutto inaccettabili». Per esempio, che sul piano educativo sarebbe opportuno proporre l’atteggiamento sessuale come scelta soggettiva, e che qualsiasi relazione affettiva stabile debba essere regolata secondo le norme del matrimonio. Educare i ragazzi secondo l’ideologia del gender, «significherebbe creare in maniera innaturale problemi psicologici inerenti all’identità maschile e femminile dei medesimi e sarebbe un grave vulnus contro la loro dignità».

Il documento procede invocando il rispetto per tutti, a prescindere dall’orientamento sessuale, rimarcando che la Costituzione dà rilievo giuridico al matrimonio tra uomo e donna in quanto aperto alla generazione di nuovi esseri umani in un contesto di stabilità. Viene poi citato il discorso di papa Francesco del 28 dicembre appena trascorso, all’Associazione delle Famiglie Numerose, nata proprio a Brescia, in cui il Santo Padre auspica una maggiore attenzione della politica alla famiglia, in particolare se composta da tanti figli (giusto per ricordarlo a chi si è offeso, non avendo ben capito la recente battuta sui conigli e la procreazione responsabile). «Ogni famiglia è cellula della società», ha affermato papa Francesco in quell’occasione «e lo Stato ha tutto l’interesse a investire su di essa».

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Questo documento “rivoluzionario” nel contesto politico locale e nazionale termina con il disappunto verso la procreazione eterologa, con gameti maschili e femminili di qualsivoglia provenienza, poiché non costituisce “un atto umano espressione della relazione tra uomo e donna”.
Parallelamente a questa iniziativa, il Forum provinciale delle associazioni famigliari di Brescia, è riuscito nell’impresa di raccogliere 10.000 firme in 10 giorni, da consegnare al sindaco del capoluogo, per chiedere al Comune di prestare maggior attenzione e aprire il confronto con il territorio sulle politiche per la famiglia. Emilio Del Bono, primo cittadino di Brescia a capo di una giunta di centro-sinistra, dal canto suo, in un’intervista rilasciata al giornale diocesano La Voce del Popolo in cui fa il punto della situazione al termine del suo primo anno di mandato, afferma: «Finché sarò sindaco non ci sarà a Brescia alcun registro delle coppie di fatto, strumento che è solo propagandistico».
Accogliamo con entusiasmo le iniziative bresciane, la nuova aria che già s’era respirata alla fine dell’estate 2014, in occasione della presentazione di Voglio la Mamma. Quella serata, in un certo senso storica per Brescia, vide radunati 500 cattolici, senza etichetta “destra-sinistra”, quasi un miracolo dopo la ventennale divisione, fatta di liti e incomprensioni, seguita alla fine della Democrazia Cristiana. E ammiriamo il coraggio di chi, schierandosi controcorrente, ha subito feroci attacchi dal partito di appartenenza, mettendo forse a repentaglio la propria carriera politica.
ideologia-gender-scuoleGli eventi unitari degli ultimi tempi, sono il primo frutto tangibile dell’auspicio formulato nella splendida omelia del Te Deum dal Vescovo Luciano Monari nella quale tra le altre cose affermava: «C’è un movimento culturale forte, sostenuto da quasi tutti i mezzi di comunicazione, che spinge per il riconoscimento giuridico di forme diverse di convivenza, altre rispetto alla famiglia. […] Già non stiamo proprio scoppiando di salute; vale la pena non fare passi falsi. La domanda è: il benessere della società migliorerà se riconosciamo giuridicamente queste convivenze? O tenderà a peggiorare? […] Se riteniamo che la famiglia sia il bene della società, la strada è quella di favorirla rispetto ad altre convivenze; non per un pregiudizio ideologico o morale, ma per il servizio che la famiglia offre alla società

fonte: quotidiano La Croce

   

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