Vangelo di oggi

Commento al Vangelo del giorno: 12 Giugno 2019 – Il criterio per le scelte dei credenti

Il Vangelo di oggi: Mt 5,17-19:

“Non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento”

legge di DioIn quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».

Contemplo:

E’ nostra misssione:
E’ nostra missione ricordare agli uomini che sono fratelli. E’ nostra missione insegnare agli uomini ad amarsi, a riconciliarsi, a educarsi alla pace. Come cristiani non possiamo fare a meno di avvertire una speciale chiamata a rendere una concorde testimonianza al “Vangelo della pace”. La pace vera, dono prezioso del Signore risorto, non è un bene esclusivo per i suoi, ma al contrario è fonte di grave responsabilità verso gli uomini e le donne di ogni lingua, cultura, tradizione, “fino agli ultimi confini della terra”. Come cristiani dobbiamo rispondere alle grandi sfide del mondo contemporaneo aprendoci alla solidarietà con gli altri credenti, per intraprendere la grande opera della costruzione della pace che il mondo attende, ma che al tempo stesso non sa darsi.

Commento al Vangelo del giorno:

Di nuovo il discorso della montagna. Dopo avere proclamato le beatitudini, Gesù incoraggia i discepoli a prendere coscienza del loro ruolo nel mondo. Essi sono sale che deve dare sapore e luce che deve dare testimonianza al Padre. Qui si inserisce la precisazione del rapporto tra nuova e vecchia alleanza, un tema centrale dall’inizio della predicazione di Gesù e ancora al tempo in cui Matteo scrive il suo vangelo. Il problema creato dal Cristo ai Giudei era l’essere riconosciuto come mandato dal Padre, quindi autorevole e libero rispetto alla tradizione. Dopo l’ascensione e la discesa dello Spirito sulla Chiesa, questo problema restava, e si era aggiunta anche la contestazione da parte dei cristiani di provenienza greca verso l’osservanza di alcuni precetti della legge ebraica, come ad esempio la circoncisione. La dichiarazione di Gesù riguardo alle Scritture (la Legge e i Profeti) serve quindi a dissipare i dubbi e a indicare qual è il suo punto di vista al riguardo. Egli non si mette in contrasto con la Legge, ma in continuità (e in questo era solidale con tutti gli Ebrei osservanti, che ascoltavano, studiavano, trasmettevano e cercavano di mettere in pratica le parole di Dio). D’altra parte Gesù spiega il salto di qualità e di libertà nel modo di intendere e applicare la Legge come il “pieno compimento” nella “pienezza dei tempi”. San Paolo nelle sue lettere alle chiese dell’Asia minore torna più volte sull’argomento, e esprime chiaramente la sua visione riguardo alla Legge. La Legge è stata un dono necessario per riallacciare i rapporti tra Dio e l’umanità. Il lungo cammino di Israele “sotto la Legge” può essere paragonato a una “infanzia” spirituale, un periodo in cui la guida per il popolo viene necessariamente da un “tutore” esterno (la Legge appunto). Ora attraverso la venuta del Cristo i credenti sono divenuti insieme a Lui figli adottivi, e possono conoscere il Padre per mezzo di Gesù e poi dello Spirito Santo. La nuova fase è caratterizzata dalla libertà, dal peccato ma anche dalla Legge. I vincoli non sono più necessari perché l’amore di Cristo ha manifestato una volta per tutte il senso ultimo della Legge, e la piena comunione nell’amore con Dio e con i fratelli (a cui tendeva già la Legge) è il criterio ispiratore che dirige tutte le scelte di ogni credente.

   

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