Commento al Vangelo del giorno: 20 ottobre 2020 – La preparazione di un poema d’amore
Il Vangelo di oggi: Lc 12,35-38
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!».
Contemplo:
I compagni di lavoro:
Ne ho tanti: son più o meno simpatici, ma con tutti devo fare la stessa strada. Con parecchi parlo volentieri e trattiamo cose interessanti, con altri parlo a stento e devo faticare a continuare. Con tutti abbiamo la stessa meta: tirar su la nostra famiglia nel migliore dei modi. Sento che devo essere più paziente con tutti: ognuno di loro ha diritto di essere aiutato e compatito come ho diritto io. Non sono più stupidi né più cattivi di me. In ognuno di loro si fa sempre presente Cristo per vedere come lo tratto. Oggi non farò lo schifiltoso quando l’antipatico mi offrirà un bicchiere di vino. Così mi fermerò a conversare con quello che di solito mi toglie il fiato. Propongo di giocare la morra con quello che ruba di più, perché è probabile che Dio si nasconda meglio in lui. Cercherò anche i più litigiosi; è forse il mezzo migliore per renderli innocui. E’ inutile che cerchi Dio nelle Chiese se non lo trovo nei miei compagni di lavoro. Il Dio che vediamo in un crocifisso è morto, mentre il Dio nel mio compagno è vivo. Il Dio chiuso nel tabernacolo è facilmente accontentabile, mentre il Dio del mio compagno è un Dio difficile.
Commento al Vangelo del giorno:
In questa nostra epoca, urge più che mai scoprire Gesù come “la nostra pace”, colui che “ha distrutto in se stesso l’inimicizia per mezzo della croce”. Troppe sono le proposte di false paci offerte dall’ipermercato della società in cui viviamo. Invece di vivere la consapevolezza che questa esistenza è solo “la preparazione” di quel poema d’amore e di felicità piena che Dio in Cristo ci ha preparato, si assolutizza la vita presente, come se il benessere odierno, di ogni tipo, fosse tutto. Quando però i conti non tornano e siamo feriti o delusi a cosa serve ricorrere ad altre soluzioni “palliative”? E’ qui che si rivela l’attualità di vivere Cristo come “nostra pace”. Bisogna chiedergli che distrugga dentro il nostro cuore, l’inimicizia: quella che ci impedisce di accettare a fondo noi stessi e la nostra storia personale, quella che ci rende diffidenti degli altri, competitivi e ostili. Allora si, che tenendo ben accesa la lampada di una fede che diventa sempre più fiducia, saremo vigilanti, cioè ben desti e pronti. Si tratta di essere al lavoro quando il Signore viene, cioè di vivere un atteggiamento pienamente umano e degno del seguace di Cristo: un atteggiamento di disponibilità, slancio, attesa e totale fiducia. Se ci troverà così il Signore non si lascerà vincere in generosità: si farà nostro servo, introducendoci al banchetto dove la vita sarà per sempre festa nuziale.