Commento al Vangelo del giorno: 23 Luglio 2019 – Rimanere innestati sulla vera vite
Il Vangelo di oggi: Gv 15,1-8:
“Chi rimane in me e io in lui porta molto frutto”
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli»
Contemplo:
Un profondo desiderio di vita:
Le cose e le persone sono davanti a me ogni mattina, Signore: tu le hai create e hai disposto in loro un seme di vita; questo seme chiede di crescere. Accetto, Signore di dare una mano al misterioso progetto, di cui tante informazioni mi sfuggono. Accetto di vivere nel rispetto della vita che tu hai creato. Accetto di vivere per portare a compimento la vita dentro di me. C’è in me, Signore, un profondo desiderio di vita. Nonostante le piccole e grandi sofferenze, sento che accetto la vita e dico un “si” di cui tuttavia non afferro i confini. Ma cos’è questo si, mio Dio? E’ ingenuo ottimismo? E’ voglia di vivere e lasciar vivere? Signore, rinnovo oggi il mio si e mi assumo l’impegno di dargli un corpo e un’anima. Mentre non capisco del tutto la vita, la sua ricchezza, la sua miseria, a te consegno il mio si.
Commento al Vangelo del giorno:
Anche oggi leggiamo dal Vangelo di Giovanni, vangelo che presenta una riflessione teologica più matura su Gesù. È il Vangelo della croce trono di gloria del Cristo, della luce (esporsi alla luce di Cristo è salvarsi), del “restare” più che del fare. Questo brano è emblematico: Gesù è la vite, i discepoli (e noi) i tralci. Per sette volte ricorre il verbo “rimanere”: rimanere attaccati alla vite che è Gesù vuol dire non perdere la linfa vitale e fruttificare abbondantemente. E su questo “restare” veglia il Vignaiolo (Dio Padre), che vede quale tralcio deve essere tagliato via perché secco e quale va potato perché porti più frutto. Dovremmo vedere le prove della vita come potature che ci rendono più fecondi, ma è un cammino difficile e da soli non ne siamo capaci: ne possiamo essere capaci se rimaniamo abbarbicati al Signore, se gli stiamo così vicini che egli ode ogni nostra parola e ogni nostra preghiera e ci rende capaci di tutto in Lui. Portare frutto ed essere discepoli sono due azioni strettamente legate; il discepolo sa che senza Gesù non può fare nulla. Gloria del Padre è il nostro rimanere innestati sulla vera vite, docili alle potature, ma certi che non seccheremo, non moriremo, ma saremo fecondi e rigogliosi.