Commento al Vangelo del giorno: lunedì 24 Ottobre – Io sono il sabato di gioia e di festa

Il Vangelo di oggi: Lc 13,10-17

donna storpiaIn quel tempo, Gesù stava insegnando in una sinagoga in giorno di sabato.
C’era là una donna che uno spirito teneva inferma da diciotto anni; era curva e non riusciva in alcun modo a stare diritta. Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: «Donna, sei liberata dalla tua malattia».
Impose le mani su di lei e subito quella si raddrizzò e glorificava Dio. Ma il capo della sinagoga, sdegnato perché Gesù aveva operato quella guarigione di sabato, prese la parola e disse alla folla: «Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi guarire e non in giorno di sabato».
Il Signore gli replicò: «Ipocriti, non è forse vero che, di sabato, ciascuno di voi slega il suo bue o l’asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi? E questa figlia di Abramo, che Satana ha tenuto prigioniera per ben diciotto anni, non doveva essere liberata da questo legame nel giorno di sabato?».
Quando egli diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, mentre la folla intera esultava per tutte le meraviglie da lui compiute.

Contemplo: Riconoscenza e stupore

Ogni volta che Gesù dice Padre, gli esprime per ciò stesso tutta la riconoscenza e lo stupore per tanta generosità.
Quel nome canta la sua gioia di essere Figlio, l’Unigenito, e anche la sua lode.
Quando lo dice, nel dirlo riconosce la sua dipendenza, accetta questa dipendenza. Quel nome è il suo si incondizionato al Padre, il si ad essere suo Figlio, il suo si alla vita, il suo si all’amore.
Questo nome benedetto, Gesù lo dice come uomo, in quanto riceve dal Creatore la sua umanità; e nello stesso tempo come Dio in quanto Figlio generato da tutta l’eternità.
Per tale comunione nella natura divina, questo nome umano, Abbà, Gesù può dirlo a Dio stesso, in tutta verità, poiché tale nome mette in risalto tutta la vicinanza, la familiarità e la comunione che egli ha con il Padre.

Commento al Vangelo del giorno:

“…Donna, sei liberata dalla tua malattia». Impose le mani su di lei e subito quella si raddrizzò e glorificava Dio….”
Tu non hai ricevuto uno spirito da schiavo, piccola donna inferma, curva sotto il peso di una forza malvagia che da diciotto anni ti impedisce di stare dritta, in piedi, vivente tra i vivi.
Tu hai ricevuto uno spirito da figlia che ti dona la gioia incalcolabile di ripetere con me, immensa tenerezza: Abbà, Padre!
Sono venuto ad annunziarti il messaggio di letizia e di libertà.
Lascia che dicano, chi non comprende, chi si crede figlio ed è schiavo di sé.
Lascia che credano più importanti i propri interessi di “stalla” che te!
Io sono qui, figlia di Abramo, ti alzo da ciò che ti umilia, io sono il sabato di gioia e di festa, io lo sposo che colmo ogni tempo.
Ti amo così, che vengo a incontrarti dentro la tua schiavitù, mi stendo sul talamo nuziale perché non ci sia più in te né ruga né macchia.

briciole di vangelo

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