Deuteronomio: Ovvero, solo una voce!

Deuteronomio: Ovvero, solo una voce!

24 Settembre 2015 Pagine bibliche 0
deuteronomio

Il Signore vi parlò dal fuoco. Udivate il suono delle parole, ma non vedevate alcuna figura. Era solo una voce.

DEUTERONOMIO 4,12

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deuteronomioQuesto versetto esprime con grande potenza la visione teologica centrale della Bibbia. Entrambi i Testamenti, infatti, iniziano idealmente con la parola divina. Nei il primo capitolo della Genesi essa spezza il silenzio del nulla e si rivela creatrice: «Dio disse: Sia la luce! E la luce fu» (1,3). È «solo una voce» che dà origine all’essere, non una lotta intradivina tra il dio creatore Marduk e la divinità negativa Tiamat, come insegnava la mitologia mesopotamica. «Dalla Parola del Signore furono creati i cieli, dal soffio della sua bocca ogni loro schiera … Egli parlò e tutto fu creato» canta il Salmista (33,6.9).
Nel Nuovo Testamento l’apertura simbolica è quella del prologo di Giovanni: «In principio era il Logos, la Parola, il Verbo … Tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste» (1,1.3). Il versetto del Deuteronomio da noi proposto aggiunge un’altra dimensione essenziale: la parola di Dio è alla radice non solo della creazione, ma anche della storia della salvezza. Infatti, tutta l’esperienza vissuta da Israele al Sinai è riassunta da Mosè — è lui che sta parlando ora al popolo — in un «ascolto», il verbo che sarà fondamentale nella vicenda della fede biblica («Ascolta, Israele!»).
La liberazione e la costituzione in popolo, così come il dono della terra promessa, sono frutto di un comando divino. Mosè scenderà dal Sinai con le Dieci Parole, ossia il Decalogo, «lampada per i passi nel cammino» della storia (Sal 119,105).
La parola divina, perciò, sostiene e giudica l’intera trama storica del popolo dell’alleanza perché «retta è la Parola del Signore e fedele ogni sua opera » (Sal 33,4).
Il Dio biblico è, allora, il Dio della Rivelazione, della Parola, della Voce (nel nostro versetto si ripete per due volte il termine ebraico qól, «voce»). Non è una statua inerte e muta come il toro sacro, il vitello d’oro, segno di fecondità, che il sacerdote Aronne erige nella valle del Sinai. Significativo al riguardo è il precetto del primo comandamento: «Non ti farai idolo né immagine alcuna [è la «figura» di cui si parla nel frammento da noi citato] di quanto è lassù nel cielo, né di quanto è quaggiù sulla terra, né di quanto è nelle acque sotto terra» (Es 20,4).
Era, questa, una scelta faticosa per un popolo orientale come Israele, affamato di realismo, di immagini, di segni esteriori. Il Dio biblico è inattingibile come il fuoco, non può essere manipolato, non è modellato a immagine umana. Attraverso la potenza della Parola efficace si celebra la trascendenza del Signore, il suo essere Altro rispetto a noi creature umane e alle cose che pure dipendono da lui e dalla sua voce imperativa, che crea, salva e giudica. Canta ancora il Salmista: «Il Signore manda la sua Parola e guarisce, ci scampa dalla fossa… Ma egli invia la sua Parola e fa perire…» (107,20; 147,18).

   

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