IL VANGELO DEL GIORNO – lunedì 1 Maggio

Mt 13,54-58 Non è costui il figlio del falegname?

In quel tempo Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». Ed era per loro motivo di scandalo . Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi.

Parola del Signore

Contemplo

Espressione quotidiana d’amore nella vita della famiglia di Nazaret è il lavoro. Il testo evangelico precisa il tipo di lavoro, mediante il quale Giuseppe cercava di assicurare il mantenimento della famiglia: quello di “carpentiere”. Questa semplice parola copre l’intero arco della vita di Giuseppe. Per Gesù sono questi gli anni della vita nascosta, di cui parla l’evangelista dopo l’episodio avvenuto nel tempio: “Partì dunque con loro e tornò a Nazaret e stava loro sottomesso” (Lc 2,51). Questa sottomissione, cioè l’obbedienza di Gesù alla casa di Nazaret, viene intesa come partecipazione al lavoro di Giuseppe. Colui che era detto “il figlio del carpentiere” aveva imparato il lavoro dal suo padre putativo.

Commento al Vangelo del giorno

In questo passo del Vamgelo Gesù è conosciuto come “Il figlio del falegname”. San Giuseppe gli ha insegnato il suo mestiere, quello di carpentiere abile nella lavorazione del legno, ma capace, come si usava allora di fare altri lavori inerenti l’edilizia. Stupisce il fatto che Dio abbia lavorato con le sue mani, scegliendo un’occupazione impegnativa, di artigiano appunto, che ha svolto per gran parte della sua vita, ma in realtà ci fornisce una precisa indicazione rispetto all’importanza dell’attività lavorativa. Il lavoro dell’uomo aiuta Dio a completare la creazione; diventa il modo che l’uomo ha di assomigliare al Dio artigiano che costruisce il cosmo. Lavorare, perciò, dona a noi la dimensione della dignità prima ancora di garantirci il sostentamento col guadagno. Preghiamo e lottiamo perché anche oggi, al centro del lavoro ci siano la persona e la sua creatività, il suo percorso di vita e la sua dignità.