Il Vangelo del giorno – Giovedì 6 Giugno
Vangelo di Marco 12, 28-34
In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi». Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici». Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.
Commento al Vangelo di oggi:
«Non sei lontano dal regno di Dio» quando fissi lo sguardo e il cuore nel comandamento dell’amore, nella logica di un Dio che è padre e fa di tutti i suoi figli una fraternità. Ma non essere lontani indica che c’è ancora una distanza da coprire, un pezzo di strada da percorrere. «Fammi conoscere, Signore, le tue vie, guidami» sulle strade della vita con cuore fedele alla tua alleanza. La conoscenza del comandamento, infatti, si scontra con la sua pratica nella vita quotidiana, in cui sperimentiamo fragilità e infedeltà. Nella lotta di ogni giorno contro tutto ciò che ostacola la parola dell’amore, san Paolo raccomanda di non venir meno: se perseveriamo, regneremo con Cristo nella gloria eterna. La fedeltà sa percorrere con perseveranza la distanza per entrare nel regno.
Contemplo:
Dio ha creato l’uomo simile a sé, gli ha dato un cuore capace di lasciarsi amare e di voler bene a sua volta. Ma non solo, lo ha reso capace di amare alla maniera sua, divina, non s’è accontentato di riversare la sua benevolenza sull’essere umano rendendolo amabile, ma ha attivato in lui una capacità affettiva che non è più solo umana. È questo il segno più grande dell’amore di Dio per l’uomo: il Creatore non ha tenuto gelosamente per sé la sua potenza d’amore, ma l’ha condivisa con la creatura. Più di così, in realtà, Dio non avrebbe potuto amare l’uomo! Ecco perché questo è anche il primo e il più importante comandamento, perché è il dono più grande, prima d’esser comandamento. E se vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici, ciò significa che l’esperienza più grande dell’amore divino l’uomo la compie quando ama di fatto alla maniera di Dio, più ancora di quando prega e adora, perché è allora e solo allora che può scoprire quanto è stato benvoluto dall’Eterno, fino al punto d’esser reso capace d’amare alla maniera sua! E proprio in tale linea che Paolo invita Timoteo e ogni credente a soffrire e morire con Cristo per la salvezza dei fratelli. Ma qui, allora, non c’è solo la comunione redentiva della croce, prim’ancora c’è il mistero sorprendente della comunione di Dio con l’uomo, dell’amore divino con quello umano. Grazie a questa comunione l’amore di Dio è già presente e visibile su questa terra; anzi, Dio stesso è amato in un volto umano e un cuore di carne pulsa fin d’ora di battiti eterni.