IL VANGELO DEL GIORNO – MARTEDÌ 28 MARZO

Il Vangelo di oggi: Gv 8,21-30

Avete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono.
In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «Io vado e voi mi cercherete, ma morirete nel vostro peccato.
Dove vado io, voi non potete venire». Dicevano allora i Giudei: «Vuole forse uccidersi, dal momento che dice: “Dove vado io, voi non potete venire”?».
E diceva loro: «Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo. Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che Io Sono, morirete nei vostri peccati».
Gli dissero allora: «Tu, chi sei?». Gesù disse loro: «Proprio ciò che io vi dico. Molte cose ho da dire di voi, e da giudicare; ma colui che mi ha mandato è veritiero, e le cose che ho udito da lui, le dico al mondo». Non capirono che egli parlava loro del Padre.
Disse allora Gesù: «Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono e che non faccio nulla da me stesso, ma parlo come il Padre mi ha insegnato.
Colui che mi ha mandato è con me: non mi ha lasciato solo, perché faccio sempre le cose che gli sono gradite». A queste sue parole, molti credettero in lui.

Parola del Signore

Contemplo:

O Padre, Dio d’amore e di pietà, tu hai avuto una così grande compassione per l’uomo da non lasciarlo perire chiuso nella durezza del suo peccato e delle sue ribellioni.
Hai permesso che il tuo diletto Figlio assumesse nel suo corpo tutto l’orrore del peccato, perché chi lo contempla non veda più nel duro supplizio della croce – culmine e sintesi di tutte le crudeltà umane – l’ignominia del disprezzo, ma il mistero di uno smisurato amore.
Insegnaci a credere sempre che tu ci sei Padre e che non c’è esperienza devastante di morte, non c’è orrore di peccato che non possa divenire, per il mistero della tua onnipotente compassione, luogo di manifestazione della tua misericordia, segno di vita e speranza.

Commento al Vangelo di oggi:

Il Figlio dell’uomo deve essere innalzato sul legno della Croce perché chi crede in Lui abbia la vita.
San Giovanni vede proprio nel mistero della Croce il momento in cui si rivela la gloria regale di Gesù, la gloria di un amore che si dona interamente nella passione e morte. Così la Croce, paradossalmente, da segno di condanna, di morte, di fallimento, diventa segno di redenzione, di vita, di vittoria, in cui, con sguardo di fede, si possono scorgere i frutti della salvezza [….] Dio si è avvicinato all’uomo nell’amore, fino al dono totale, a varcare la soglia della nostra ultima solitudine, calandosi nell’abisso del nostro estremo abbandono, oltrepassando la porta della morte. […..]
Egli ci ha donato il suo Figlio per amore, per essere il Dio vicino, per farci sentire la sua presenza, per venirci incontro e portarci nel suo amore, in modo che tutta la vita sia animata da questo amore divino.
Il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e donare la vita. Dio non spadroneggia, ma ama senza misura.
Non manifesta la sua onnipotenza nel castigo, ma nella misericordia e nel perdono.
Capire tutto questo significa entrare nel mistero della salvezza: Gesù è venuto per salvare e non per condannare.
E proprio per la fede nell’amore sovrabbondante donatoci in Cristo Gesù, noi sappiamo che anche la più piccola forza di amore è più grande della massima forza distruttrice e può trasformare il mondo, e per questa stessa fede noi possiamo avere una “speranza affidabile”, quella nella vita eterna e nella risurrezione della carne.