Il Vangelo del giorno – Martedì 31 ottobre

Vangelo di Luca 13, 18-21
In quel tempo, diceva Gesù: «A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo posso paragonare? È simile a un granello di senape, che un uomo prese e gettò nel suo giardino; crebbe, divenne un albero e gli uccelli del cielo vennero a fare il nido fra i suoi rami». E disse ancora: «A che cosa posso paragonare il regno di Dio? È simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».
Contemplo:
San Gregorio Magno parlava di « scuola del dolore» e ciascuno di noi deve misurarsi, prima o poi, con il mistero della sofferenza. Eppure, alla luce dell’esperienza pasquale di Cristo Signore, la sofferenza diventa mistero e si trasforma in ministero. Non si tratta certo di cercare la sofferenza come un valore a sé stante.
Nondimeno in ogni passaggio difficile della vita nostra e delle persone che amiamo siamo chiamati a volgere lo sguardo un po’ più lontano. Guardare avanti non è solo un modo per non essere schiacciati dalla sofferenza, ma è pure un servizio per sostenere nella speranza, per credere insieme che nulla dell’esperienza umana debba essere scartato o ritenuto inutile. In una cultura che genera spesso scarto di umanità, siamo chiamati a essere testimoni di una capacità ritrovata di valorizzare ogni briciolo di sofferenza per renderla luce di speranza.
Commento al Vangelo di oggi:
Tempo di Dio e tempo dell’uomo.
Con l’incarnazione il tempo di Dio è diventato tempo dell’uomo e quello dell’uomo dovrebbe essere tempo di Dio. Il regno portato da Gesù non si impone di colpo togliendo il respiro e la libertà, ma entra nella storia assumendone le dinamiche; corre il rischio di non essere preso in considerazione per la sua piccolezza iniziale.
Ha bisogno di tempo per crescere: lascia il tempo all’uomo di comprendere e aderire con il cuore. Qui sta la misericordia di Dio. L’apparente lentezza con cui la presenza di Cristo si estende nel mondo è in verità offerta di corrispondenza amorevole e consapevole. Così questo tempo di Dio dovrebbe essere l’orizzonte dentro il quale ci muoviamo, un tempo di fiducia dove la vita cresce, si sviluppa, si rinforza e diventa ospitale.