7. Cammino quaresimale 2020: La testimonianza di una carcerata: pensavo al suicidio
Giorno e notte pensavo al suicidio
Dentro di me c’era un grido che non riusciva a venire fuori e che mi creava una tale angoscia da pensare di farmi del male. Giorno e notte pensavo al suicidio. Finché suc¬cesse qualcosa, in modo tanto forte quanto inatteso. Una sera, guardando dalle sbarre della cella, vidi in lontananza una croce illuminata, sopra la cupola di una chiesa. Mi ri¬volsi a quella croce e chiesi aiuto: un aiuto silenzioso, fatto senza alcuna intenzione di preghiera. Subito l’angoscia che mi schiacciava come un macigno si dissolse come neve al sole, e un mare di pace entrò nel mio cuore. Stupita e commossa, riconobbi in quel dono la presenza di Dio, perché nessun aiuto umano poteva dare una pace così immediata e profonda da cancellare il peso che mi portavo dentro. Lo stupore era così grande da provare solo gratitudine. Il giorno successivo chiesi al cappellano del carcere di poter avere una Bibbia e cominciai a leggerla. Sin dalle prime pagine mi accorgevo che la parola di Dio incredibilmente mi ridonava identità, mi aiutava a ritrovare me stessa. La mia personalità ridotta in pezzi tornava a ricomporsi. Oggi capisco che era l’azione meravigliosa dello Spirito santo che mi faceva risorgere. F.. .1 La gratuità dell’amore e del perdono di Dio: è questo che ha sconvolto la mia vita. Non c’è male, per quanto grande, che non possa guarire. Non c’è condizione nella quale Gesù non ci possa tirar fuori. Questa è stata la mia esperienza e, per certi versi, continua a esserlo perché la conversione è un tempo che dura tutta la vita (L. ACCATTOLI, Cerco fatti di vangelo 3, Dehoniane, Bologna 2012, 156).