Ascoltare

Quando si parla di comunicazione, si pensa sempre che la cosa più importante sia sapersi esprimere. Ma non è così. L’arte più sottile e preziosa è saper ascoltare. Questo è vero in qualsiasi forma di comunicazione, anche se apparentemente non è un dialogo (Giancarlo Livraghi).

   Anche se gli interlocutori possono non essere immediatamente visibili,  ascoltare è la chiave di ogni dialogo, è il frutto da cui si impara ad amare se stessi e gli altri. Se tutti parlano non si sa quali parole bisogna afferrare, quali sono le promesse a cui credere e quali delusioni sono da scartare. Se tutti parlano non ci si dirige in nessuna direzione, non si  giunge a nessuna meta, non si sa quali iniziative mettere in campo. Naturalmente il luogo dell’ascolto, così come lo intende ogni persona di buona volontà, non risiede solo nelle orecchie, ma innanzitutto tocca il cuore, il centro della  libertà, e poi la mente in grado di capire, di discernere. Ma ascoltare non è cosa semplice, occorre deporre l’orgoglio e la vanità, occorre capire i tempi e le modalità da usare con chi ci sta di fronte, altrimenti si provoca il caos e si entra nel tunnel infinito dei fraintendimenti. Ascoltare è quasi un sogno.  “Il mondo è pieno di persone che ascoltano soprattutto se stesse. Passano tutta la vita a coltivare un “sé” immaginario, che cercano di imporre al prossimo. Il problema è che spesso ci riescono, perché c’è anche nella natura umana il desiderio di accodarsi a qualcun altro; e chi parla più forte ha ragione, anche se non sa quello che sta dicendo. Il risultato è che si può coesistere, perfino convivere, senza mai capirsi o avere alcuna vera comunicazione” (Giancarlo Livraghi).