Azione e contemplazione
Un contadino di Ars, tornando dal lavoro, deponeva ogni sera i suoi attrezzi davanti alla chiesa, vi entrava e sostava a lungo in silenzio. Un giorno, il curato Giovanni Maria Vianney gli si avvicinò e gli chiese: « Che cosa dice al Signore? ». Egli rispose: « Non dico niente. Guardo il tabernacolo. lo guardo Lui e Lui guarda me! ». L’uomo contemplativo e l’uomo d’azione hanno qualcosa in comune, in quanto entrambi hanno a che fare con una potenza creatrice più forte della loro volontà, più grande del loro destino personale.Entrambi si trovano di fronte alla stessa sorgente di questa potenza, allo stesso slancio che spinge l’uomo a realizzarsi e a realizzare il proprio compito, cooperando così alla creazione dell’universo. L’uomo contemplativo non soltanto ha a che fare con l’onnipotenza divina, ma riconosce anche che essa è degna di essere tale, perché ha creato tutte le cose, perché vuole la vita.
L’uomo diventa ciò che contempla.