Ballo in maschera
Eh sì, … solo un mendicante! Siamo tutti attori e guitti sulla scena della vita, ma tutti ugualmente, alla fine solo dei mendicanti, perché quando ci togliamo il cerone, spogliati dei costumi, anche i più ricchi e sfarzosi e ci guardiamo un po’ dentro, che cosa rimane? Un’anima coperta dagli stracci delle proprie miserie che vuole semplicemente amore. Nella commedia della vita un mendicante non recita, non ne ha bisogno, è quel che è: un uomo con le sue paure e i suoi perché …». Con queste parole il mendico del recital “Semplicemente amore” lascia il palcoscenico lanciando agli spettatori una di quelle verità che gettano luce tra il quieto vivere e le banalità dell’esistenza umana Cos’ è la vita se non una commedia, una sorta di ballo in maschera, dove celiamo la nostra vera identità, dove l’onestà intellettuale paga dazio al pensiero comune? Alcune cose non si possono dire altrimenti il successo e il consenso si infrangono sugli scogli del “pensiero dominante”; alcuni lati oscuri, che come le brume autunnali si insinuano nell’intimo del cuore, devono essere mascherati altrimenti diamo un’immagine poco edificante di noi stessi; è bene celare alcune moti interiori, altrimenti siamo poco rassicuranti. Suvvia, lo sanno tutti che la tristezza, la malinconia, quella sorta di trascuratezza che lascia trapelare un disagio interiore non si addicono a certi ruoli, a certe mansioni, che sul palcoscenico, scena dopo scena, atto dopo atto, ci fanno assurgere a un ruolo di protagonisti, da mascherare ovviamente. Spesso la nostra vita si riduce a una colossale “carnevalata”, a una sfilata in maschera che si prolunga per 365 giorni all’anno. Domani inizia la Quaresima, il tempo della verità, o per meglio dire, il tempo che Dio ci concede per fare verità in noi stessi; il tempo dove caliamo la nostra maschera, dove il copione che siamo abituati a recitare non serve più. E’ il tempo del mendicante che c’è in me, che abita anche in te; guardiamo con sincerità alla nostra amina coperta di stracci e che vuole “semplicemente amore”. Di fronte a Dio siamo tutti dei mendicanti e “un mendicante non recita, non ne ha bisogno, è quel che è: «un uomo con le sue paure e i suoi perché o forse è solo l’ultimo dei poeti che si emoziona specialmente per un cielo stellato, per il colore di un fiore, per il profumo di una notte perché tutto ciò che ci circonda, che ci stupisce che ci commuove veramente, se lo guardiamo con l’occhio del mendicante altro non è che un dono, un meraviglioso dono: la vita». Tempo di quaresima, tempo di poesia.
don Luciano Vitton Mea