Non c’è tempo da perdere – riflessione di Mons. Luciano Monari
“Radunate il popolo, indite un’assemblea, chiamate i vecchi, riunite i fanciulli, i bambini lattanti; esca lo sposo dalla sua camera e la sposa dal suo talamo. Tra il vestibolo e l’altare piangano i sacerdoti, ministri del Signore…” Fa impressione questa convocazione corale di un popolo intero, dai bambini agli anziani; e fa impressione l’urgenza con cui l’appello è presentato. Non c’è tempo da perdere; sarebbe stolto, per un attimo di distrazione, lasciare passare inutilmente il tempo della grazia. “Ecco ora il momento favorevole – ci esorta Paolo – ecco ora il giorno della salvezza!”
Il giorno della salvezza è quello in cui Dio agisce e manifesta la forza vittoriosa del suo amore. Ebbene, questo giorno è venuto, è oggi! Per questo ci viene detto: “Lasciatevi riconciliare con Dio.” Notate; non dice: “riconciliatevi!” come se la riconciliazione fosse l’effetto di un nostro impegno, ma: “lasciatevi riconciliare!” perché la riconciliazione è un dono che ci viene offerto gratuitamente dalla bontà e dalla misericordia del Signore. È stato Dio a riconciliare a sé il mondo in Cristo e a noi viene concesso di entrare in questo dinamismo di amicizia che Gesù ha inaugurato con la sua Pasqua. È un dono gratuito, dunque, e quindi sicuro. Ma, come tutti i doni di Dio, è impegnativo. Perché se è Dio a operare la riconciliazione, siamo noi a dover vivere come riconciliati; quindi con una piena fiducia in Dio, con un’obbedienza senza riserve alla sua parola, con una disponibilità alla comunione con tutti.
Se indugiamo e facciamo fatica a deciderci, il profeta porta il motivo che dovrebbe svegliarci: “perché il Signore è misericordioso e pietoso, lento all’ira e grande nell’amore, pronto a ravvedersi riguardo al male.” Anche qui è interessante notare che, per smuoverci, Gioele non minaccia l’ira di Dio ma ricorda il suo amore. Non ci convertiamo per paura, ma mossi dall’amore di Dio. Se Dio ci chiama a conversione non è per ottenere qualcosa da noi – non ne ha certo bisogno! Ma per stimolare noi a crescere verso la pienezza della nostra identità umana. Uomo egoista o uomo falso o uomo banale sono espressioni contraddittorie in cui l’aggettivo distrugge la verità del sostantivo; l’uomo è fatto a immagine e somiglianza di Dio e solo quando vive all’altezza di questa dignità è vero uomo. Verso questo uomo, che abbiamo ammirato in Cristo, siamo incamminati; verso questo uomo ci vuole condurre il cammino quaresimale.
Mons. Luciano Monari, Vescovo