Commento al Vangelo del giorno – 07 Ottobre 2016 – Ciò che conta davvero
Il Vangelo di oggi: Lc 11,15-26
In quel tempo, dopo che Gesù ebbe scacciato un demonio, alcuni dissero: «È in nome di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni». Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo. Egli, conoscendo i loro pensieri, disse: «Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull’altra. Ora, se anche satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl. Ma se io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl, i vostri discepoli in nome di chi li scacciano? Perciò essi stessi saranno i vostri giudici. Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, è dunque giunto a voi il regno di Dio. Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, tutti i suoi beni stanno al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via l’armatura nella quale confidava e ne distribuisce il bottino. Chi non è con me, è contro di me; e chi non raccoglie con me, disperde. Quando lo spirito immondo esce dall’uomo, si aggira per luoghi aridi in cerca di riposo e, non trovandone, dice: Ritornerò nella mia casa da cui sono uscito. Venuto, la trova spazzata e adorna. Allora va, prende con sé altri sette spiriti peggiori di lui ed essi entrano e vi alloggiano e la condizione finale di quell’uomo diventa peggiore della prima».
Commento al vangelo di oggi:
La recita del santo Rosario risale ad epoche molto antiche. Furono i monaci Cistercensi e poi i Domenicania sostituire, per chi non leggeva i Salmi, le preghiere del «Padre nostro» e dell’«Ave, Maria », intercalandone la meditazione dei misteri della vita di Gesù. Molte chiese antiche hanno la Cappella dei Misteri del Santo Rosario. I Papi, da Pio V in poi, contribuirono a fissare una festa dedicata alla Madonna del Rosario. Il beato Giovanni Paolo II aggiunse ai tradizionali Misteri di «Gioia», di «Dolore» e di «Gloria», quelli della «Luce» evangelica, dal Battesimo all’istituzione dell’Eucaristia.
Non è il legame di sangue ciò che conta. Certo, anche quello, ma non è tutto. Ciò che conta davvero nella vita cristiana è aprire il cuore a Dio e lasciarlo entrare in noi, fargli posto, perché insieme poi sappiamo amare secondo il suo cuore e creare legami con le persone, con la natura, con la vita stessa, anche quando è segnata dal dolore. E se è vero che san Francesco d’Assisi e san Pio da Pietralcina piangevano perché “Dio non è amato”, san Bernardo ne sottolinea la verità, come un richiamo che fa male ricordare ma che dobbiamo sempre avere presente: “L’amore è sufficiente per se stesso, piace per se stesso e in ragione di sé. È a se stesso merito e premio. L’amore non cerca ragioni, non cerca vantaggi all’infuori di sé. Il suo vantaggio sta nell’esistere. Amo perché amo, amo per amare. Grande cosa è l’amore se si rifà al suo principio, se ricondotto alla sua origine, se riportato alla sua sorgente. Di là sempre prende alimento per continuare a scorrere. L’amore è il solo tra tutti i moti dell’anima, tra i sentimenti e gli affetti, con cui la creatura possa corrispondere al Creatore, anche se non alla pari; l’unico con il quale possa contraccambiare il prossimo e, in questo caso, certo alla pari. Quando Dio ama, altro non desidera che essere amato. Non per altro ama, se non per essere amato, sapendo che coloro che l’ameranno si beeranno di questo stesso amore. L’amore dello Sposo, anzi lo Sposo-amore cerca soltanto il ricambio dell’amore e la fedeltà”.