Commento al Vangelo del giorno – 09 Luglio – ditelo nella luce

Commento al Vangelo del giorno – 09 Luglio – ditelo nella luce

9 Luglio 2016 Vangelo di oggi 0
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Il Vangelo di oggi: Mt 9, 14-17

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In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli: «Un discepolo non è più grande del maestro, né un servo è più grande del suo signore; è sufficiente per il discepolo diventare come il suo maestro e per il servo come il suo signore. Se hanno chiamato Beelzebùl il padrone di casa, quanto più quelli della sua famiglia! Non abbiate dunque paura di loro, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze. E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo. Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri! Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davantial Padre mio che è nei cieli»

Commento al Vangelo del giorno:

Togli da noi, Signore Gesù, ogni insana paura di noi stessi, delle circostanze e degli uomini. Tu ci hai detto che il Padre dei cieli controlla perfino i capelli del nostro capo, per indicarci che ha molta cura del nostro cuore e della nostra vita. Aumenta con l’aiuto della tua grazia la nostra fiducia nella bontà del Padre, per avere il coraggio di compiere nella vita tutto il bene che egli si aspetta da noi.

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A volte mi chiedo se sarei capace di dare testimonianza al Signore fino a morire per lui. Concretamente, oggi, se eviterei di andare a Messa sapendo che qualche pazzo fanatico, come accade in Nigeria, ad esempio, potrebbe fare irruzione durante la celebrazione e lanciare una bomba. Mi chiedo se la mia fede, il mio desiderio di annuncio, che ormai è diventato il mio lavoro, resisterebbero alla paura che inevitabilmente colpisce anche i più convinti. Penso alle persone incontrare a Lipsia l’estate scorsa, che mi raccontavano come nel regime sovietico (crollato solo poco più di vent’anni fa!) il professarsi cristiani significava compromettere ogni tipo di carriera politica e lavorativa. Sarei in grado di pagare sulla mia pelle la mia appartenenza al Signore? Non lo so, sinceramente. Non so se e quanto sarei in grado di resistere, di affidarmi, di tenere duro. Ma leggendo la pagina di oggi mi rassereno: il Signore dopo avere realisticamente annunciato momenti di persecuzione, persecuzione che i lettori di Matteo già sperimentano, sorride e invita i suoi (e noi) ad avere fiducia nel Dio che si occupa anche dei passerotti e che conosce il numero dei nostri capelli…

   

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