Commento al Vangelo del giorno: 10 Aprile 2020 – Colui che dalla croce ci indica la strada

Il Vangelo di oggi: Gv 18,1-19,42 Passione del Signore
Essi presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo detto del Cranio, in ebraico Gòlgota, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall’altra, e Gesù in mezzo. Pilato compose anche l’iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei». Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco. I capi dei sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: «Non scrivere: “Il re dei Giudei”, ma: “Costui ha detto: Io sono il re dei Giudei”». Rispose Pilato: «Quel che ho scritto, ho scritto». I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti, ne fecero quattro parti – una per ciascun soldato –, e la tunica. Ma quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero tra loro: «Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca». Così si compiva la Scrittura, che dice: «Si sono divisi tra loro le mie vesti e sulla mia tunica hanno gettato la sorte». E i soldati fecero così. Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé. Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito.
Contemplo:
Il dialogo con l’amore:
La Parola di Dio rimprovera con una carica d’amore che apre sempre la possibilità della salvezza e del perdono. Riconoscendosi povero, l’uomo apre il dialogo con l’Amore ferito, riallaccia lo sguardo allo sguardo da cui si era sottratto. Dio compie un atto creatore nel cuore di chi ha provato dolore intenso dei propri peccati. L’uomo ha bisogno di uno sguardo per esistere, di sapere che da qualche parte del mondo c’è qualcuno che lo ama e che lo aspetta.
L’inutile dal punto di vista storico, lo sguardo che cerca un altro Sguardo è invece fondamentale per vivere. Il divino abbraccio restituisce l’uomo all’amore, cancella la sua colpa, gli rende la gioia del ritorno a casa, pur esigendo l’impegno della riparazione e del cambiamento di vita. Volontà dell’uomo e potenza dello Spirito si incontrano.
Commento al Vangelo del giorno:
Pilato si pone una domanda: cos’è davvero la verità? Egli non si rende conto che essa non è un concetto o un’idea filosofica, ma una persona. Quella persona, quel giorno, era davanti a lui; ma egli non seppe riconoscerlo. La verità, in quel venerdì che avrebbe cambiato per sempre la storia dell’umanità, era appesa a una croce con le braccia aperte: è questo il segno della massima accoglienza, senza giudizio e senza condanna. Se anche noi siamo alla ricerca della verità, non affanniamoci a cercarla nei libri o negli uomini: andiamo davanti alla croce, e contempliamo Colui che, da quel patibolo, ci indica la strada per giungere al Padre: allora scopriremo ciò che abbiamo sempre cercato senza trovarlo mai. Solo allora comprenderemo che la verità è qualcosa di cui si fa esperienza con il cuore e potremo dire:
“Stendendo le tue mani sulla croce, o Cristo, hai riempito il mondo della tenerezza del Padre. Per questo noi intoniamo a Te un canto di vittoria. Ti sei lasciato appendere alla croce per effondere su tutti la luce del perdono, e dal tuo petto squarciato fluiscono verso di noi le onde della vita. O Cristo, amore crocifisso fino alla fine del mondo nelle membra del tuo corpo, fa’ che sappiamo oggi comunicare alla tua passione e alla tua morte per gustare la tua gloria di Risorto. Amen”.