Commento al Vangelo del giorno – 12 Settembre – Non sono degno

Il Vangelo di oggi: Lc 7,1-10
Quando ebbe terminato di rivolgere tutte queste parole al popolo che stava in ascolto, entrò in Cafarnao. Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l’aveva molto caro. Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. Costoro giunti da Gesù lo pregavano con insistenza: «Egli merita che tu gli faccia questa grazia, dicevano, perché ama il nostro popolo, ed è stato lui a costruirci la sinagoga ». Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: «Signore, non stare a disturbarti, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo non mi sono neanche ritenuto degno di venire da te, ma comanda con una parola e il mio servo sarà guarito. Anch’io infatti sono uomo sottoposto a un’autorità, e ho sotto di me dei soldati; e dico all’uno: Và ed egli va, e a un altro: Vieni, ed egli viene, e al mio servo: Fà questo, ed egli lo fa». All’udire questo Gesù restò ammirato e rivolgendosi alla folla che lo seguiva disse: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!». E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito.
Commento al Vangelo del giorno:
In questo giorno si celebra il santissimo Nome della beata Vergine Maria per ricordare l’ineffabile amore della Madre di Dio verso il suo Figlio, Gesù. È proposto ai fedeli il bel nome della Madre del Redentore perché essa s ia devot ament e invo cat a (Martirologio Romano). Maria da Gesù è sempre stata chiamata «madre» e dall’angelo Gabriele «piena di grazia». Con san Giuseppe e con tutta la Chiesa invochiamo il nome di Maria: è una devozione raccomandata dalla Conferenza Episcopale Italiana.
“Non sono degno…” parole sante che escono dalla bocca di un pagano, di un soldato, di uno straniero in terra straniera. Tutti siamo esuli in quella terra che inizia oltre l’orizzonte, dove il cielo e la terra si incontrano sul limitare dell’ infinito che bacia il finito, dove l’eterno sfiora il tempo in un lieve bagliore che non conosce tramonto. E’ il regno dei cieli, la casa del Padre. «Signore, non stare a disturbarti, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto…». Ma improvvisamente con la potenza della sua parola, di quel «Io vi dico,,,,,» divento ospite nelle dimore eterne. La tunica, i calzari, l’anello, una stanza, lo sguardo del Padre.
Sempre dobbiamo ricordarci di essere ospiti presso Dio, forestieri in quel giardino che con tanta superbia avevamo lasciato. Quando incontro un forestiero subito mi ricordo che anch’io sono ospite tutte le volte che entro in Chiesa, che celebro la Messa, che mi Confesso. Quei vestiti logori mi ricordano i miei quattro stracci, l’odore nauseabondo della soldataglia, il rumore della ferraglia che a stento trascino passo dopo passo. Solo la sua Parola mi libera, mi guarisce, mi ridona la dignità perduta.
don Luciano Vitton Mea