Vangelo di oggi

Commento al Vangelo del giorno – 15 Ottobre – Guai anche a voi che…

Il Vangelo di oggi: Lc 11,45-54

gesu-scribi-fariseiIn quel tempo, il Signore disse: «Guai a voi, che costruite i sepolcri dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi. Così voi testimoniate e approvate le opere dei vostri padri: essi li uccisero e voi costruite. Per questo la sapienza di Dio ha detto: “Manderò loro profeti e apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno”, perché a questa generazione sia chiesto conto del sangue di tutti i profeti, versato fin dall’inizio del mondo: dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccarìa, che fu ucciso tra l’altare e il santuario. Sì, io vi dico, ne sarà chiesto conto a questa generazione. Guai a voi, dottori della Legge, che avete portato via la chiave della conoscenza; voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare voi l’avete impedito». Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo in modo ostile e a farlo parlare su molti argomenti, tendendogli insidie, per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca.

Commento al Vangelo di oggi:

Abbiamo al fianco Gesù, un così buon amico che non ci abbandona mai nelle tribolazioni e nelle sventure. Beato colui che lo ama e lo ha sempre con sé! Guardiamo il glorioso apostolo Paolo che non poteva fare a meno di avere sempre sulla bocca il nome di Gesù, perché l’aveva ben fisso nel cuore. Conosciuta questa verità, ho considerato e ho appreso che altri santi contemplativi, come Francesco, Antonio di Padova, Bernardo, Caterina da Siena, hanno seguito questo cammino.

Con questo brano finisce l’impressionante giudizio di Gesù contro i farisei, quelli di allora e quelli di tutti i tempi. Mentre il brano di ieri era centrato sulle usanze e precetti della legge, il brano di oggi esplora il rapporto che i farisei avevano con la tradizione, col passato. Anche qui si scoprono delle colpe: opporsi all’azione di Dio, venir meno alla propria missione di messaggeri e maestri della parola di. Dio, doppiezza. Gesù chiude questo rimprovero ai farisei guardando al futuro: loro diverranno responsabili della sua morte. Ciò sarà fatto in continuità con altri fatti di sangue. I farisei consideravano Gesù un predicatore, un rabbino, insomma un tipo di profeta. E sembra che il mestiere dei farisei di allora, anche a partire dai loro padri, era quello di opporsi all’azione di Dio che inviava dei profeti al suo popolo, nonostante che si trattasse di “fratelli israeliti”. Perciò la menzione di Abele e Zaccaria, ambedue uccisi da fratelli israeliti. Ma la morte di Gesù sarà la goccia che farà traboccare il vaso: tutto il sangue dei profeti sarà chiesto a quella generazione, la generazione cioè che poco dopo la morte di Cristo vedrà la distruzione di Gerusalemme. Più in positivo si può pensare che le gravi colpe sono l’esito negativo di qualcosa che era destinato ad essere molto buono. “La corruzione del migliore genera il peggiore”, dicevano gli antichi. Questo “migliore” s’intravvede nel dover “rendere conto” di ogni cosa che facciamo. Ciò sta ad indicare la grandezza dell’essere umano le cui azioni non sono affatto indifferenti. Hanno un valore immenso perché l’uomo è sempre in rapporto con Dio in ogni sua scelta, in ogni suo pensiero lungo tutta la giornata. Davvero il dover “rendere conto” è ciò che rende possibile tanto i rimproveri quanto gli “elogi” che, il secondo il Vangelo, ci fanno guadagnare un grande tesoro nei cieli.

   

il Podcast di don Luciano

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *