Commento al Vangelo del giorno – 20 Maggio – li fece maschio e femmina
Il Vangelo di oggi: Mc 10, 1-12
In quel tempo, Gesù, partito da Cafàrnao, venne nella regione della Giudea e al di là del fiume Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli insegnava loro, come era solito fare. Alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla». Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto». A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».
Commento al Vangelo del giorno:
Ogni giorno dovremmo ringraziare il Signore per quello che ci dà. Se a volte è facile ringraziarlo per i benefici, altre volte dobbiamo riconoscere di aver bisogno di pazienza. San Giacomo ci ricorda che sono beati quelli che sono stati pazienti (cf Gc 5,11). Dobbiamo, in fin dei conti, benedire il Signore e ringraziarlo anche per quei momenti in cui dobbiamo aver pazienza, perché questa è la via della vera beatitudine.
Se ai tempi di Gesù ci si rifaceva all’autorità di Mosè per giustificare il divorzio, oggi ci si appella soltanto alla propria coscienza e ai “casi della vita”. Separarsi è più facile e frequente; con grave danno della stabilità familiare e della stessa nostra società. Ma è inutile piangere o recriminare sui tempi cattivi. Occorre, piuttosto, rievangelizzare il matrimonio e accompagnare con una pastorale adeguata le coppie che vogliono vivere coerentemente il sacramento di cui sono stati — e sono ancora — ministri. Dobbiamo tutti seguire gli insegnamenti di Gesù e riandare al progetto divino che ha fatto della famiglia un’icona perfetta della Trinità. I coniugi tra loro, e i genitori nel riguardo dei figli, sono e devono rimanere diversi, ma restare uniti dall’amore che valorizza le differenze nella complementarietà. Per attuare tale progetto, gli sposi cristiani devono arrivare ad amarsi “come Cristo ha amato la Chiesa, fino al punto di sacrificare se stesso per lei” (Ef 5,25- 27). Se il Signore chiede tanto a quei suoi discepo li chiamati alla vocazione matrimoniale, è perché, con la grazia propria del sacramento, dà loro una forza sufficiente, anzi sovrabbondante. Le inevitabili difficoltà della vita di coppia devono essere superate con il perdono quotidiano, mai con le rotture senza alternativa, come oggi, troppo spesso, si arriva a fare. È sano realismo applicare agli sposi la raccomandazione che san Benedetto fa ai suoi monaci, nella Regola: ogni giorno preghino insieme e ad alta voce il Padre nostro, perché «vincolati dalla promessa fatta con l’orazione stessa quando dicono: “Perdona a noi come anche noi perdoniamo”, risolvano tutte le spine dei contrasti che nascono abitualmente» in ogni tipo di convivenza umana. Questo suppone che i coniugi cristiani preghino abitualmente insieme e credano alla promessa d’efficacia che Gesù ha legato alla preghiera fatta in comune.