Commento al Vangelo del giorno: 20 Novembre 2016 – Sono figli della risurrezione

Il Vangelo di oggi: Lc 23,35-43
Il popolo stava a vedere, i capi invece lo schernivano dicendo: «Ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto ». Anche i soldati lo schernivano, e gli si accostavano per porgergli dell’aceto, e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». C’era anche una scritta, sopra il suo capo: Questi è il re dei Giudei. Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!». Ma l’altro lo rimproverava: «Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male». E aggiunse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso».
Commento al Vangelo del giorno:
Gesù aveva una visione politica? Certamente non era politicamente indifferente, perché la sua preoccupazione di «convertire» l’individuo era, è, e sarà sempre orientata alla costruzione di una nuova società, la Città di Dio, dove tutti sono invitati ad aiutarsi e ad amarsi come fratelli, e ad abbandonare l’idea che uno possa prevalere con prepotenza sugli altri. Il buon ladrone non identifica geograficamente il regno di Dio! È attraverso l’umiliazione della croce che Gesù si innalzerà gloria e regnerà come Re.
Con questa domenica termina l’anno liturgico 2015/16; tra otto giorni inizierà il nuovo anno liturgico con il tempo d’Avvento in preparazione del Santo Natale. La Chiesa ci invita oggi a celebrare la Solennità di Cristo Re dell’universo. Gesù è un Re diverso dai sovrani di questa terra, da coloro che esercitano il potere dai loro lussuosi palazzi. Il Vangelo ci presenta il Signore dell’universo, Colui che ha creato ogni cosa in cielo come su questa terra, appeso ad una croce, deriso dai capi del popolo giudaico e dai sapienti del suo tempo. Anche gli amici lo hanno abbandonato: il suo corteo è formato da due poveri ladroni appesi, come lui, al patibolo. Uno strano Re. Eppure la grandezza di Dio, la sua eterna giovinezza consiste proprio in questo: di essersi fatto prossimo della creatura fatta a sua immagine e somiglianza, di aver abbracciato la debolezza e la fragilità dei suoi figli. Gesù appeso a quella croce è tanto vicino alle sofferenze dei poveri, degli ammalati, di coloro che sono abbandonati da tutti e vivono nella morsa della solitudine, di ogni uomo condannato ingiustamente dai tribunali di questo mondo. È tanto vicino anche al mio peccato perché posso dirgli tutte le volte che le mie fragilità hanno il sopravvento: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Insomma Gesù è il Re di tutti i cuori umili e semplici.