Commento al Vangelo del giorno: 20 Ottobre 2017 – Non abbiate paura
Il Vangelo di oggi: Lc 12,1-7
Nel frattempo, radunatesi migliaia di persone che si calpestavano a vicenda, Gesù cominciò a dire anzitutto ai discepoli: «Guardatevi dal lievito dei farisei, che è l’ipocrisia. Non c’è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto. Pertanto ciò che avrete detto nelle tenebre, sarà udito in piena luce; e ciò che avrete detto all’orecchio nelle stanze più interne, sarà annunziato sui tetti. A voi miei amici, dico: Non temete coloro che uccidono il corpo e dopo non possono far più nulla. Vi mostrerò invece chi dovete temere: temete Colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geenna. Sì, ve lo dico, temete Costui. Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio. Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non temete, voi valete più di molti passeri.
Contemplo:
Amici miei, non abbiate paura
Ecco il commento di san Paolo: «Gesù Cristo è morto, anzi è risorto, sta alla destra di Dio e intercede per noi! Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati» (Rm 8,34-37). Per questo non dobbiamo avere paura, poiché Gesù ci ha chiamati «amici», e lo siamo davvero; ci ha dato il suo amore, che ci accompagna sempre.
Commento al Vangelo del giorno:
…E’ il richiamo che Gesù oggi ci rivolge. È quasi un comandamento posto al centro del testo, che quasi scompare tra le “migliaia di persone” radunatesi ad ascoltare la Sua Parola e “i capelli del vostro capo [che] sono tutti contati”. Riemerge alla fine del testo, ricordandoci che non c’è nulla da temere se la nostra vita è innescata su quella di Dio. Chi dobbiamo temere, invece, è “colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geènna”: il diavolo. È ascoltando lui che la paura si fa insormontabile e la nostra vita si tinge irrimediabilmente di nero, così si giudica, si sparla, si arriva persino ad uccidere, a perdere la propria dignità e la propria anima. Basta guardare la cronaca nera per accorgerci che il male ci attira sempre più in basso, fin nella Geènna, l’inferno, con la perdita di Dio, che, a quanto si può intendere, il più grande dolore che tormenta i dannati. In merito, San Giovanni Crisostomo dice: “Se tu dirai mille inferni, non avrai ancora detto nulla che possa uguagliare la perdita di Dio”. Sant’Agostino insegna: “Se i dannati godessero la vista di Dio non sentirebbero i loro tormenti e lo stesso inferno si cambierebbe in paradiso”. San Brunone, parlando del giudizio universale, nel suo libro dei “Sermoni” scrive: “Si aggiungano pure tormenti a tormenti; tutto è nulla davanti alla privazione di Dio”. Santa Caterina da Genova quando le apparve il demonio lo interrogò: “Tu chi sei?” – “lo sono quel perfido che si è privato dell’amore di Dio!”. Ci fa bene rammentare questo richiamo “Non abbiate paura”. Il regno di Dio è appunto di Dio, non nostro. Affidiamoci a Lui ed Egli ci porterà ad altezze inaspettate.