Commento al Vangelo del giorno: 20 Settembre 2017 – Dentro la croce
Il Vangelo di oggi: Lc 7,31-35
A chi dunque paragonerò gli uomini di questa generazione, a chi sono simili? Sono simili a quei bambini che stando in piazza gridano gli uni agli altri: vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato; vi abbiamo cantato un lamento e non avete pianto! È venuto infatti Giovanni il Battista che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: ha un demonio. È venuto il Figlio dell’uomo che mangia e beve, e voi dite: ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori. Ma alla sapienza è stata resa giustizia da tutti i suoi figli».
Contemplo:
È venuto il Figlio dell’uomo
Giovanni il Battista propone il pianto della conversione a Dio, e Gesù, che mangia e beve come noi, è venuto a salvare la nostra umanità e porta a termine la conversione con la festa delle nozze nel regno di Dio. Quando Gesù ha detto: «Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati» ricordava i Salmi: «Hai mutato il mio lamento in danza»; «Mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena alla tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra».
Commento al Vangelo del giorno:
Un antico racconto narra di un sordo che un giorno uscì di casa e si avviò verso la piazza del paese dove la gente, guidata da un musicista con il suo strumento, cantava, ballava e danzava festosamente. Giunto ai margini della piazza il sordo si fermò sorpreso e, osservando la scena, disse fra sé e sé: «qui sono diventati tutti matti». Questo sordo è l’immagine degli uomini di cui parla Gesù. L’incredulità è l’incapacità di cogliere i segni e la presenza di Dio sono mali che non conoscono stagioni. Siamo avvolti in suoni misteriosi, da melodie dolci e delicate eppure i nostri piedi non si sciolgono al ritmo della danza. Dio, perfetto musicista, suona per noi, compone sui righi della nostra vita il suo canto d’amore e noi siamo sordi, non cogliamo il capolavoro che ha composto per noi. Bisogna fermarsi, lasciare spazio al cuore, alle sue leggi, ai moti delle sue emozioni. C’è “cuore” ogni volta che l’uomo nel suo cammino quotidiano, magari senza fermarsi, scende ‘dentro’ le cose che vive per osservare, comprendere, valutare, progettare la vita dal punto di vista di Dio e nel fare questo intreccia un dialogo personale con Lui. Solo così, nella stanza del cuore, cogliamo la dolce musica e sciogliamo i nostri piedi al ritmo cun cui si balla e si danza la vita.