Commento al Vangelo del giorno – 21 Marzo – Sei giorni prima della Pasqua
Il Vangelo di oggi: Gv 12, 1-11
Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Làzzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Làzzaro era uno dei commensali. Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo. Allora Giuda Iscariòta, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: «Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?». Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché ella lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me». Intanto una grande folla di Giudei venne a sapere che egli si trovava là e accorse, non solo per Gesù, ma anche per vedere Làzzaro che egli aveva risuscitato dai morti. I capi dei sacerdoti allora decisero di uccidere anche Làzzaro, perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù.
Commento al Vangelo di oggi:
Giuda, al vedere Maria cospargere i piedi di Gesù di profumo, ha parole di riprovazione nei suoi confronti. Gesù prende le sue difese, poiché scorge nel gesto di Maria un amore sincero e fedele. Allo stesso modo il Signore ci difende da ogni pericolo quando vede nel nostro cuore purezza e sincerità, qualsiasi cosa la gente possa dire di noi.
Far festa con gli amici, non c’è gioia più grande per il cuore umano. Certo, la famiglia è importante e ti dà il primo sostegno per camminare nella vita. Ma stringere relazioni significative al di fuori dell’ambito parentale ti proietta nella dimensione della crescita. E più gli amici ci sono stati vicini nel dolore e più i legami si consolidano e rafforzano. Certo, non bisogna smettere di essere se stessi, come ci ricorda Vito Mancuso: “Essere un filo di un indumento più grande: forse è questo il senso ultimo del mio essere. Essere me stesso, senza confondere la mia specificità di filo diverso da ogni altro, e insieme, però, unirmi ad altri fili, perché un filo ha senso solo se si unisce ad altri fili, come una nota ha senso solo se si unisce ad altre note, come una lettera ha senso solo se si unisce ad altre lettere e così forma parole, e poi frasi, periodi, magari anche racconti, novelle, romanzi, poesie…”.
Gesù fa festa insieme a Lazzaro, alle sue sorelle e ai Dodici, ma sa bene che l’ora del dolore sta per arrivare. Poi si troverà solo, ma non recriminerà nulla. Egli deve tracciare il suo percorso verso la Croce. Ma intanto Gesù fa festa, tra le lacrime ed il profumo cosparso di Maria e l’avidità di Giuda, che non aveva a cuore i poveri, come sottolinea l’evangelista Giovanni, ma “era ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro”. Deve essere stato terribile per Gesù avere la consapevolezza di chi era veramente Giuda, continuare a dargli una nuova possibilità per convertirsi e redimersi, rendersi conto che era come fare un buco nell’acqua e continuare a tenerlo vicino. Tuttavia Gesù non l’ha messo alla porta, ma l’ha fatto partecipe delle sue emozioni, dei suoi sentimenti, delle sue scelte. E, usando misericordia, non poteva smettere di far festa.