Commento al Vangelo del giorno: 24 Ottobre 2017 – Il nostro “oggi”

Il Vangelo di oggi: Lc 12,35-38
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!».
Contemplo:
Abbiate le lampade accese
Quando leggiamo il Vangelo, impariamo a leggerlo sotto i diversi livelli di lettura, letterali e spirituali. Se lo leggiamo con lo Spirito Santo e con la Chiesa, conosceremo tutti i livelli e tutti i significati delle parole di Gesù. Le parole di oggi del Vangelo rievocano la «tenuta di viaggio» del popolo di Dio, pronto, ieri e oggi, a celebrare la Pasqua. L’esistenza cristiana si fonda nell’attesa di Colui che deve tornare. Ci è stata data una lampada per vedere il giusto cammino, e nell’attesa della Pasqua diciamo: «Vieni, Signore Gesù».
Commento al Vangelo del giorno:
Gesù, nel Vangelo di quest’oggi, ci invita alla vigilanza a non lasciarci assopire dal sonno di una vita priva di quel salutare senso di precarietà che la caratterizza. La nostra esistenza è tutta un’attesa: l’attesa di un incontro, di un abbraccio, di un ultimo bacio, di un sigillo. Avvertiamo dentro di noi una nostalgia struggente, un senso di incompiuto che trova il suo compimento nel definitivo che non appartiene altre cose di questo mondo. Sant’Agostino ci ricorda che il nostro cuore è irrequieto e che troverà la sua pace solo nel Signore. La nostra vita trova il suo compimento nel sigillo della morte, oltre la porta del “finito”, in un’alba che non conosce tramonto. Per morire bene, bisogna vivere bene. Consapevole di queste verità l’uomo saggio vive con profonda responsabilità l’”oggi” che salva; il senso più autentico della vigilanza cristiana nasce dalla consapevolezza che è “nell’oggi” che si concretizza ogni promessa escatologica. Clemente Alessandrino usa parole motto profonde per spiegare questo concetto:”Oggi, se udite la sua voce, non indurite il vostro cuore» (Sal 94,8)”. Questo ‘oggi’ si estende a ogni nuovo giorno, fin tanto che si dirà ‘oggi’. È un oggi che, come la nostra capacità d’imparare, dura fino alla consumazione finale. Allora il vero oggi, il giorno senza fine di Dio, verrà a coincidere con l’eternità. Obbediamo dunque sempre alla voce del Verbo di Dio, perché questo oggi è eterna immagine dell’eternità; ancora, il giorno è simbolo della luce, e luce degli uomini è il Verbo, nel quale noi vediamo Dio […]. Il presente diventa, per ogni cristiano, lampada accesa, attesa di un compimento, un frammento di tempo aperto all’eternità; oggi, non domani, amo, perdono, soffro, condivido, prego. La vigilanza di cui parla Gesù è “il mio oggi” che parla al mondo intero di un amore che non mi appartiene, è un piccolo frammento di tempo che porta impresso il sigillo della carità; tutto passa: la stessa fede, la stessa speranza. Una sola cosa rimane: la carità, cioè l’eternità, un giorno senza crepuscolo, un “oggi” che non conosce tramonto.