Commento al Vangelo del giorno: martedì 11 Ottobre – Ascoltiamo quello che ha da dirci Gesù
Il Vangelo di oggi: Lc 11,37-41
In quel tempo, mentre Gesù stava parlando, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli andò e si mise a tavola. Il fariseo vide e si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo.
Allora il Signore gli disse: «Voi farisei pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria. Stolti! Colui che ha fatto l’esterno non ha forse fatto anche l’interno? Date piuttosto in elemosina quello che c’è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro».
Contemplo: L’origine della nostra carità
E’ necessario riconoscere con gli occhi e con il cuore di Dio, anzi con le sue viscere di misericordia, il bisogno e il bisogno per servirlo. Occorre a un certo punto riconoscere l’origine del nostro esistere e del nostro operare.
Senza questa sorgente teologica il nostro impegno etico rimarrebbe come sospeso, indeterminato; resterebbe autentico, sincero, ma ha bisogno di essere anche vero; esige di essere fondato sulla carità di Dio, cioè sul vedere e sull’agire di Dio stesso che si piega sulla creatura ferita, per essere il Redentore della creatura guarita.
Esige di essere fondato sulla carità di Dio che si accosta ad ogni uomo che viene in questo mondo perché egli è il creatore della creatura libera.
Commento al Vangelo del giorno:
“I cieli narrano la gloria di Dio…”, ma l’uomo preferisce usare l’intelligenza avuta in dono da Dio per far narrare a tutto ciò che ci circonda la grandezza dell’uomo.
Non ascolta la natura che racconta le sue perfezioni invisibili, e invece di contemplare la potenza e la divinità del Creatore, la distrugge soggiogandola.
Nella superbia delle proprie capacità si allontana da Dio pensando di far meglio da solo. E Dio cosa dice? La giustizia di Dio è nel Vangelo, unico strumento di salvezza per tutti gli uomini.
Ascoltiamo quello che ha da dirci Gesù e svuotiamo prima il cuore da noi stessi e dall’ansia di raggiungere la perfezione e facciamo posto a lui.
Non rischiamo di essere troppo occupati a rispettare esteriormente dei precetti da non renderci disponibili ad incontrare, con semplicità e umanità il nostro prossimo.