Davanti alla sua parola
La predicazione di Giovanni Battista è essenzialmente un invito alla conversione e a cambiare il proprio cuore; questo significa fare entrare Dio dentro la nostra vita per cui abbiamo dei desideri, prendiamo delle decisioni, osiamo delle scelte: se tutto questo lo facciamo davanti a Dio il cammino di conversione si compie. Ma quali sono gli effetti nel compiere queste cose davanti a Dio? Quelli a cui fa riferimento il vangelo di oggi. Giovanni Battista parla alle folle, parla ai soldati, parla ai pubblicani e chiede fondamentalmente due cose: la prima è una solidarietà che faccia sentire il bisogno degli altri come un bisogno proprio; la seconda è il rispetto delle persone per cui chi ha un potere o delle responsabilità, non si serva di questa autorità per rapinare gli altri per acquistare da loro una maggiore ricchezza, maggiori possibilità o maggior successo. È questa la sostanziale novità dell’annuncio evangelico: la conversione è davanti a Dio ma l’effetto di questo radicale cambiamento è nei rapporti con i nostri fratelli, con gli altri nell’onestà, nel rispetto e nell’amore. Chi fa entrare Dio nella propria vita, dice Giovanni Battista, deve imparare ad essere solidale, a controllare i propri desideri ed i propri impulsi per lasciare spazio alle necessità ed ai bisogni degli altri. Accanto a questa trasformazione, che è la trasformazione dei rapporti umani, San Paolo ci richiama ad un atteggiamento di fondo che è quello della gioia di vivere al cospetto di Dio; ciò significa verificare l’autenticità dei nostri comportamenti davanti alla sua parola e alla sua volontà. Questa purificazione costa ma come tutte purificazioni da un lato ci toglie una parte di noi ma dall’altro, come ci ricorda l’apostolo Paolo, è una sorgente immensa di gioia: “Rallegratevi nel Signore sempre, ve lo ripeto rallegratevi, la vostra affabilità sia nota a tutti gli uomini perché il Signore è vicino”. Siccome il Signore è vicino ci impegniamo a cambiare e migliorare perché la fatica di vivere non è inutile, gli insuccessi non sono definitivi, e che gli stessi nostri errori possono essere recuperati con un cammino di bontà e di conversione.
Mons. Luciano Monari,
Vescovo di Brescia