Ecco perchè perdonare le offese

Perdonare le offese ricevute non è solo un’ opera di misericordia spirituale, l’apice e la perfezione dell’amore, ma è una necessità, una sorta di pulizia psichica e interiore. Perdonare è un bene che facciamo a noi stessi prima che all’altro, è un atto dovuto alla nostra esistenza più che un’ opera virtuosa. E’ necessario perdonare, fa bene perdonare.
Il rancore è una sorta di morbo maligno, inquina le sorgenti del cuore, rende l’uomo cattivo, fa emergere dagli abissi interiori il peggio di noi. Le offese devono rimanere sole; guai se trovano delle resistenze, cioè dei rancori, s’infiammeranno sempre più, distruggendo chi le ha subite. La scrittrice Isabel Allende, nipote del presidente Allende, morto durante il golpe del “funeralissimo” e “benedettissimo” Arturo Pinochet, confessa: «Ho perdonato Pinochet perché non potevo più sopportare di provare rabbia e odio. Non avrebbe fatto male a Pinochet, ma a me». Il risentimento è preludio di dannazione, o meglio, è un piccolo inferno sulla terra; ogni anelito al compimento, il desiderio di pace, il soffio vitale della beatitudine si infrangono sugli scogli gelidi e ruvidi del livore. Il perdono delle offese implica un “lasciar andare”, uno spezzare non certo il ricordo, ma il debito contratto da chi ha commesso il male. L’atto del perdono si mostra così capace di guarire non solo l’offensore, ma anche l’offeso: “il perdono è l’unica reazione che non si limita a reagire, ma che agisce nuovamente e inaspettatamente, non condizionato da un atto che l’ha provocato, e che quindi libera dalle sue conseguenze sia colui che perdona sia colui che è perdonato”.
(Hannah Arendt)