Il tempo: culla che ospita la vita, Segno dell’amore di Dio

Le nostre giornate. Altalenare perenne di cose da fare, speranze, sogni, incomprensioni, amicizia e abbandono.
Segreto desiderio di vivere il tempo, non subirlo. Abitarlo, non essere stranieri, spaesati nel tempo che viviamo. Vogliamo scoprire il modo per sentirlo come ambiente amico, nel quale viviamo e ci costruiamo.
Per coglierne il messaggio è necessario l’atteggiamento di contemplazione. Abbracciare, con pazienza, la nostra vita, leggerla con uno sguardo d’amore e vederla dentro il tempo di Dio. Il tempo diviene culla che ospita la vita, che ritrova significato e futuro.
Per Dio, c’è sempre tempo per costruire e ricostruire incessantemente il suo progetto d’amore per l’uomo. (…)
L’Eterno è entrato nel tempo, ha dato avvio alla storia, ha giocato con la nostra durata.
Si è compromesso con la nostra precarietà, con il nostro limite, con la fragilità delle nostre avventure.
Nella storia è celato un desiderio di infinito, la nostalgia di qualcosa di eterno. Dio ha scelto da sempre il tempo perché fosse l’alveo del nostro scorrere, la cornice del nostro agire. Lui, «che rimane in eterno» (Sal 117,2), ha obbedito al tempo, dispiegando la sua creazione sui ritmi della nostra fatica e sulla pace del nostro riposo, rivelando il suo amore per l’uomo. Dio ha benedetto il tempo: con la sua feconda parola ha creato le cose e l’uomo. Gli ha comunicato la sua potenza di generazione (Gn 1,28).
Dio, l’Eterno, fuori del tempo, in Gesù è diventato tempo. E allora possiamo vivere con la speranza che non tutto finisce nel tempo. Esso è ormai vinto. Con la risurrezione di Gesù il tempo sfocia nell’eternità di gioia e vita, in pienezza.