Il Vangelo del giorno – giovedì 12 ottobre

Lc 11, 5-13
In quel tempo, Gesù disse ai discepoli: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”; e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono. Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».
Parola del Signore
Contemplo
Mettere e rimettere ogni giorno la propria vita nelle mani dell’Altissimo significa permettere al Signore di ricominciare ogni giorno con noi, dentro di noi e per noi la sua opera di creazione. Come uomini e donne, sempre più consapevoli del dono ricevuto con la vita, siamo chiamati a dare il massimo nella costruzione della nostra storia personale, perché sia una tessera luminosa del mosaico di una bella storia condivisa. La sfida è di occuparci senza preoccuparci, di impegnarci senza angosciarci, di coinvolgerci senza perdere il contatto con il centro, con l’intimo del nostro cuore. Questo atteggiamento permette a ciascuno di vivere ogni cosa con una speranza creativa e nello stesso tempo sempre gratuita e serena. Rimettere ogni giorno la vita nelle mani di Dio significa ricominciare ogni giorno con un atto di stupore che rinnova l’amore e la speranza.
Commento al Vangelo di oggi
Dalla solitudine notturna sul monte, al contatto con la folla che cerca Gesù per ascoltarlo ed essere guariti.
Questi due aspetti della vita di Gesù sono in realtà l’unica via che ci indica per essere suoi discepoli.
Non a caso tra l’uno e l’altro momento l’evangelista pone la chiamata dei dodici apostoli. Nella preghiera e nel contatto profondo con il Padre, Gesù matura il frutto delle sue scelte, la forza della sua parola, il potere di ogni guarigione.
Le nostre scelte, le nostre relazioni possono crescere solo sul terreno fertile della preghiera, che genera autenticità e capacità di farci vicino agli altri, di portare la Parola, di guarire il male con quella forza che esce da lui. Una preghiera che non teme di importunare e di bussare a qualsiasi ora. Ma quanto ancora ci affascina la parola di Gesù? Quanto cerchiamo lui per essere guariti?