Vangelo di oggi

Il Vangelo del giorno – Giovedì 16 Maggio

Vangelo di Giovanni 17, 20-26

In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi al cielo, pregò dicendo: “non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.
E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me.
Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato; poiché mi hai amato prima della creazione del mondo.
Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto, e questi hanno conosciuto che tu mi hai mandato. E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro”.

Commento al Vangelo di oggi:

Il Vangelo di oggi presenta la terza ed ultima parte della preghiera sacerdotale, in cui Gesù guardando verso il futuro prega per l’unità tra di noi suoi discepoli: un’unità che deve caratterizzare le nostre Comunità.
Unità non significa uniformità, ma volontà di rimanere nell’amore malgrado le tensioni ed i conflitti; un amore che unifica al punto di creare tra tutti una profonda comunione, come quella che esiste tra Gesù ed il Padre.
L’unità d’amore rivelata nella Trinità è il modello per tutte le nostre Comunità. Per questo, mediante l’amore tra le persone, le Comunità rivelano al mondo il messaggio più profondo di Gesù.
La gente diceva dei primi cristiani: «Guarda come si amano». Il desiderio dell’unità dei cristiani è il testamento di Gesù.

Contemplo:

Questo figlio che ella ha partorito, allevato, amato, per il quale ha sperato la regalità messianica promessa, deve vederlo al colmo dell’insuccesso, crocifisso come un malfattore.
Qui la sua anima di madre è trapassata più che mai dal dolore della spada, la sua anima di credente è posta davanti all’atto della più pura fede: credere, contro ogni evidenza, che Dio sarà fedele alle sue promesse. L’oscurità che avvolge materialmente il mondo, avvolge anche il suo amore materno e la sua fede cristiana.
Bisogna che ella passi, con suo figlio, attraverso l’angoscia dell’abbandono, per conoscere con lui la gioia della risurrezione.
È ai piedi della croce che ella conoscerà il più acuto dolore della spada predetta da Simeone, la quale non ha cessato di penetrare la sua anima e di mettere
alla prova la sua fede

   

il Podcast di don Luciano