IL VANGELO DEL GIORNO – LUNEDÌ 27 MARZO
Gv 8,1-11
Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei.
In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro.
Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adultèrio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adultèrio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?».
Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo.
Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo.
Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù di se: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».
Parola del Signore
Contemplo:
O Padre, Dio d’amore e di pietà, tu hai avuto una così grande compassione per l’uomo da non lasciarlo perire chiuso nella durezza del suo peccato e delle sue ribellioni.
Hai permesso che il tuo diletto Figlio assumesse nel suo corpo tutto l’orrore del peccato, perché chi lo contempla non veda più nel duro supplizio della croce – culmine e sintesi di tutte le crudeltà umane – l’ignominia del disprezzo, ma il mistero di uno smisurato amore.
Insegnaci a credere sempre che tu ci sei Padre e che non c’è esperienza devastante di morte, non c’è orrore di peccato che non possa divenire, per il mistero della tua onnipotente compassione, luogo di manifestazione della tua misericordia, segno di vita e speranza.
Commento al Vangelo di oggi:
Il Figlio dell’uomo deve essere innalzato sul legno della Croce perché chi crede in Lui abbia la vita.
San Giovanni vede proprio nel mistero della Croce il momento in cui si rivela la gloria regale di Gesù, la gloria di un amore che si dona interamente nella passione e morte.
Così la Croce, paradossalmente, da segno di condanna, di morte, di fallimento, diventa segno di redenzione, di vita, di vittoria, in cui, con sguardo di fede, si possono scorgere i frutti della salvezza [….] Dio si è avvicinato all’uomo nell’amore, fino al dono totale, a varcare la soglia della nostra ultima solitudine, calandosi nell’abisso del nostro estremo abbandono, oltrepassando la porta della morte. […..]
Egli ci ha donato il suo Figlio per amore, per essere il Dio vicino, per farci sentire la sua presenza, per venirci incontro e portarci nel suo amore, in modo che tutta la vita sia animata da questo amore divino.
Il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e donare la vita. Dio non spadroneggia, ma ama senza misura.
Non manifesta la sua onnipotenza nel castigo, ma nella misericordia e nel perdono.
Capire tutto questo significa entrare nel mistero della salvezza: Gesù è venuto per salvare e non per condannare.
E proprio per la fede nell’amore sovrabbondante donatoci in Cristo Gesù, noi sappiamo che anche la più piccola forza di amore è più grande della massima forza distruttrice e può trasformare il mondo, e per questa stessa fede noi possiamo avere una “speranza affidabile”, quella nella vita eterna e nella risurrezione della carne.