IL VANGELO DEL GIORNO – Sabato 29 APRILE

Mt 11,25-30 Hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli.

In quel tempo, Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non ilPadre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Parola del Signore

Contemplo

Dio comunica se stesso in Gesù, rivelandosi “vicino” ai piccoli, gli umiliati e i poveri. E fa suo ogni grido, ogni sofferenza e ogni emarginazione degli ultimi, partecipandovi dal di dentro e assumendo su di sé le loro angosce. La solidarietà di Cristo con i poveri arriva al punto che Egli ritiene fatto a sé quello che viene fatto ad essi. Da allora in poi il rapporto dell’uomo con Dio si gioca nel rapporto dell’uomo con l’umanità povera. Chi ha un cuore mite e umile vive il coraggio di piegarsi con umiltà nel servizio, divenendo sacramento della sollecitudine di Dio, segno di speranza e abbraccio di riposo per gli altri. Il cuore mite è misericordia, è Dio nella sua stessa intimità, il Dio “cordiale”. Il cuore di umiltà è stile di vita, atteggiamento articolato che si nutre di povertà e verità. E’ coraggio di affrontare la fatica della vita; è equilibrio che scaturisce dall’articolazione tra essere amati, volersi amati, amare. Dobbiamo imparare a frequentare la scuola del Cuore di Gesù, facendo della sua Croce il guanciale in cui trovare il riposo da stanchezze, delusioni, oppressioni. E gusteremo la dolcezza dell’Amore che si fa abbraccio di tenerezza.

Commento al Vangelo del giorno

Il mondo reputa fortunato chi vive a lungo, ma Dio più che all’età, guarda alla rettitudine del
cuore. Il mondo dà credito ai “sapienti” e ai “dotti”, mentre Dio predilige “i piccoli”. L’insegnamento generale che ne deriva è che vi sono due dimensioni del reale: una più profonda, vera ed eterna, l’altra segnata dalla finitezza, dalla provvisorietà e dall’apparenza. Ora, è importante sottolineare che queste due dimensioni non sono poste in semplice dimensione temporale, come se la vita vera cominciasse solo dopo la morte. In realtà, la vita vera, la vita eterna inizia già in questo mondo, pur entro la precarietà delle
vicende della storia; la vita eterna inizia nella misura in cui noi ci apriamo al mistero di Dio e lo
accogliamo in mezzo a noi. E’ Dio il Signore della vita e in Lui “viviamo, ci muoviamo ed esistiamo” (At 17,28), come ebbe a dire san Paolo nell’Areopago di Atene. Dio è la vera sapienza che non invecchia, è la ricchezza autentica che non marcisce, è la felicità a cui aspira in profondità il cuore di ogni uomo. Questa verità, che attraversa i Libri sapienziali e riemerge nel Nuovo Testamento, trova compimento nell’esistenza e nell’insegnamento di Gesù.

(Benedetto XVI-Santa Messa in suffragio di cardinali e vescovi defunti, 3 novembre 2008)