Vangelo di oggi

IL VANGELO DEL GIORNO – Venerdì 28 APRILE

Gv 6,52-59 La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.

In quel tempo, i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno». Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao.

Parola del Signore

Contemplo

Il Dio che può far sorgere figli di Abramo dalle pietre, il Dio che può trasformare un esagitato persecutore in un inarrestabile missionario, può far sorgere anche oggi, proprio nel nostro mondo secolarizzato, nuove personalità capaci di “portare il suo nome davanti ai pagani” e di “proclamare Gesù Figlio di Dio”. A noi, in questo momento, forse è chiesto soprattutto di pregare e di testimoniare: pregare perché dalla nostra constatata impotenza il Signore possa far scaturire nuovi apostoli; e testimoniare perché possiamo essere di aiuto ai nuovi apostoli che la potenza del Signore vorrà suscitare.

Commento al Vangelo del giorno

Notate: Gesù pensa sempre la vita umana in rapporto all’eternità, in rapporto all’ultimo giorno che si sta avvicinando. E questo pensiero di Gesù è affidato all’Eucaristia, alla Comunione che giustamente viene chiamata il Pane del Pellegrino: è il pane che ci avverte e che ci ricorda che stiamo andando tutti versoun incontro, stiamo viaggiando verso la Vita Eterna. Per questo Gesù, in altra occasione, ammonisce: “A che serve guadagnare il mondo intero (che non sarà mai tuo perché lo lascerai), se poi perdi la tua anima?” (Mt 16,26). Lucidissime parole, che restituiscono alla vita bellezza e serietà. In questa prospettiva si capisce un’altra affermazione di Gesù: “Non abbiate paura di coloro che possono uccidere il corpo” (Lc 12,4). Questo corpo infatti porta i segni del peccato e quindi è destinato a morire: le malattie, la morte sono appunto i continui avvisi di questa comune situazione affinchè ognuno ne derivi sapienza, ne derivi motivo di distacco, ne derivi attenzione all’al di là della vita. Ecco, allora, che si fa chiaro il senso della Messa: Cristo, nel pane miracolosamente trasformato, si fa cibo per la nostra anima e, nello stesso tempo, ci ricorda che il corpo risorgerà. L’Eucaristia è come il pegno messo da Dio nella nostra carne, a garanzia del futuro che si fa sempre più vicino. Se partecipiamo alla Messa con questi sentimenti, noi diventiamo nel mondo un lievito di autentico rinnovamento e una testimonianza di gioia sconfinata: la gioia della vita rischiarata dalla luce del vero significato.

(Card. Angelo Comastri)

   

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