Trasportiamoci alla mangiatoia di Betlemme e là, davanti a Dio che si è fatto così piccolo, prendiamo una grande lezione di umiltà. «Imparate da me che sono mite e umile di cuore”. «Se non vi farete simili a questi piccoli, non entrerete nel regno dei cieli». «Chi si esalta sarà umiliato, chi si umilia sarà esaltato». Ecco le parole di Gesù. La porta dei cieli è nascosta, essa è molto piccola e bassa; solo le anime umili vi possono passare. L’umiltà è la sorgente delle grazie. Dio colma di favori colui che si reputa vile e miserabile. L’umiltà è la certezza di vedere esaudite le nostre preghiere. All’anima che prega umilmente, Gesù apre il suo cuore e ne lascia uscire i suoi doni, le sue gra- zie, le sue benedizioni. Pensate alla preghiera del pub- blicano. Essere umili significa essere molto amati da Gesù. I superbi non sono amati. Possiamo comprendere ciò considerando l’antipatia che c’ispirano le persone al- tezzose e piene di sé. Il mondo non le può sopporta- re e le critica. Neppure Dio le può amare! Dunque, umiliarsi in tutte le cose, umiliarsi vedendo i propri difetti, invece di rammaricarsi di se stessi, riconoscere la propria debolezza e il proprio nulla.
Elisabetta della Trinità