L’angolo della spiritualità – Staccarsi dal ramo
Gesù non sradica gli alberi. Sradica l’uomo che prova la tentazione irresistibile di piantare le radici in un posto rassicurante. Semmai lascia intendere che se uno avesse una fede enorme, ossia della misura di un granellino di senape, riuscirebbe a sradicare una pianta (Luca 17, 6). E, quindi, a costringerla a camminare con il credente, che è sempre, necessariamente, un nomade. E se non è nomade non è neppure una creatura di fede, né tantomeno di speranza. Lo sguardo del Maestro è sempre attirato dall’albero, per cercare frutti. E il frutto che sazia la sua fame (Marco 11, 12) è una creatura di movimento. Una creatura che si lascia “staccare” dal ramo, ossia disposta ad abbandonare le sicurezze, le comodità, il vecchio, e andare incontro al nuovo. Il frutto buono, prodotto dall’albero buono (Matteo 7, 17), è l’uomo che cammina. La scure, minacciata da Giovanni Battista (Matteo 3, 10), viene posta alla radice degli alberi che producono frutti cattivi. E frutto cattivo è certamente l’uomo sedentario, vaccinato contro la speranza. Il cieco guarito a Betsaida esclama: “Vedo gli uomini, perché scorgo come degli alberi che camminano” (Marco 8, 24). Involontariamente, dà una insolita, ma stupenda ed efficace definizione dell’uomo.