ll Santo del giorno – 26 febbraio – San Porfirio di Gaza
San Porfirio di Gaza
La ‘Vita’ di s. Porfirio fu scritta dal discepolo Marco, di professione calligrafo e suo diacono a Gaza in Palestina, quindi suo contemporaneo; Marco la scrisse dopo qualche anno dalla morte di Porfirio, verso il 424, lontano da Gaza, pertanto essa è valutata veritiera al novanta per cento.
Porfirio nacque da una agiata famiglia nel 347 a Tessalonica, antico nome di Salonicco in Grecia. A 31 anni. nel 378, lasciò il mondo e si ritirò nel deserto di Scete in Egitto per abbracciare la vita monastica.
Rimase lì per cinque anni, poi si spostò in Palestina dove visse altri cinque anni in una grotta vicino al fiume Giordano; l’estenuante regime di austerità cui si era sottoposto, lo aveva ridotto, ancora giovane in un precario stato di salute.
Volle visitare i Luoghi Santi a Gerusalemme, ma lo dovettero trasportare e in questa città conobbe Marco che si mise al suo fianco ad assisterlo. Avendo lasciato in Grecia dei fratelli minori e preoccupato che la sua morte poteva creare problemi di eredità del suo patrimonio, inviò Marco a risolvere per suo conto le questioni; al suo ritorno il discepolo lo ritrovò guarito miracolosamente, guarigione avvenuta durante la visita al Calvario; Porfirio distribuì i suoi beni non solo a Gerusalemme e nei villaggi vicini, dandone una buona parte ai monasteri d’Egitto che erano molto poveri.
Rimasto a causa della sua generosità, completamente povero, si mise a fare il ciabattino per vivere. Aveva 45 anni quando nel 392, il vescovo di Gerusalemme, Giovanni, avendo sentito parlare di lui, lo ordinò sacerdote affidandogli la custodia delle reliquie della Santa Croce.
Marco nel descriverlo dice: “Uomo senza macchia, dolce, pietoso, possedeva più degli altri il dono di interpretare la Sacra Scrittura, di contrastare gli eretici; amava i poveri, si commuoveva facilmente fino alle lacrime”. Dopo la morte nel 395 di Eneo, vescovo di Gaza, fu chiamato a succedergli, venendo consacrato vescovo dal metropolita di Cesarea di Palestina.
La comunità di Gaza era piccola ma un primo prodigio, quello di aver ottenuto la pioggia, fece aumentare il suo gregge con la conversione di più di cento pagani; ma la pratica dell’idolatria proseguiva e lui veniva continuamente contrastato, mandò Marco a Gerusalemme, che con l’aiuto di s. Giovanni Crisostomo, poté ottenere un’ordinanza imperiale per la chiusura dei tempi idolatrici di Gaza.
Questa disposizione non fu però messa in pratica completamente e nonostante le nuove conversioni, avvenute per i suoi poteri taumaturgici, le angherie ed i maltrattamenti verso i neofiti si intensificarono.
Porfirio fu costretto a partire per Costantinopoli insieme al metropolita di Cesarea, per recarsi a perorare di persona la causa cristiana al palazzo imperiale.
Guadagnarono alla loro causa l’imperatrice Eudossia, che da poco aveva partorito il futuro Teodosio II; dopo aver battezzato il neonato, il 18 aprile 402, si imbarcarono per il ritorno portando con loro un nuovo decreto per la distruzione dei templi idolatrici, e la concessione di privilegi accordati ai luoghi di culto cristiani.
Questa volta l’editto fu rispettato e Porfirio poté costruire delle chiese sulle rovine dei templi, nel contempo la sua fama di taumaturgo si espanse con miracoli operati senza sosta, come quello dei tre fanciulli ripescati sani e salvi da un pozzo.
Dopo aver condotto la diocesi per ancora molti anni e dopo aver raccomandato a Dio i membri del suo gregge, si addormentò nel Signore il 26 febbraio 420, dopo circa 25 anni di episcopato, a 73 anni di età.
Il nome Porfirio proviene dal greco ‘Porph_rios’ con il significato di “purpureo, color porpora”.