la divina commedia

Lo sguardo interiore ….Appunti e riflessioni sulla Divina Commedia – I Sentieri del cuore

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I sentieri del cuore

Ma io, perché venirvi? o chi ‘l concede? / Io non Enëa, io non Paulo sono; / me degno a ciò né io né altri ‘l crede. / Per che, se del venire io m’abbandono, / temo che la venuta non sia folle. / Se’ savio; intendi me’ ch’i’ non ragiono». ( Inferno, Canto II ,vv.31/36)

Dante non vuole intraprendere il viaggio che Virgilio gli sta indicando. Indugia, accampa scuse, si appella al buon senso, ad una sottile e maldestra patina di umiltà. E’ sempre così quando bisogna affrontare sé stessi, i mali interiori che ci attanagliano e ci inchiodano. Certi nodi sono dolorosi da sciogliere, le matasse ingarbugliate preferiamo nasconderle negli angoli reconditi del nostro io interiore. Meglio soprassedere, certe pentole non vanno mai scoperchiate. Quando intraprendi il sentiero più difficile, il sentiero del cuore, subito provi un senso di smarrimento che presto cede il posto alla paura. Ti accorgi che le realtà più bieche, le meschinità che tanto hai combattuto sono dentro di te, sono la palude maleodorante che tante volte hai voluto bonificare negli altri e nelle realtà quotidiane che ti circondano. Nel sentiero del tuo cuore trovi le cattive inclinazioni, i pensieri perversi, gli urli e le grida di istinti repressi e mai del tutto sopiti. Ascolta, non fuggire. Non permettere che la paura paralizzi il tuo affannoso cammino tra i dirupi di quello che sei. Abbi il coraggio di percorrerlo fino in fondo. E’ il tuo volto piagato quello che intravedi nel profondo del tuo io interiore. Non temere la verità, riconosci quel fratello minore che null’altro ti chiede che uno sguardo di pietà, un atto di benevolenza che tante volte hai concesso agli altri. Non assecondarlo, ma ascoltalo. Dai sentieri del cuore si ritorna nudi, umiliati, con i bubboni scoperti ma veri ed autentici. Solo così cresce in noi l’uomo nuovo, l’uomo rappacificato. Con se stesso, prima che con gli altri.

Virgilio rimprovera Dante: “Se ho capito bene il tuo discorso il tuo animo è indebolito dalla vigliaccheria, che spesso distoglie l’uomo dalle imprese onorevoli…”. Il viaggio di Dante è necessario per la sua salvezza e per riportare l’umanità sulla retta via. Il viaggio della Divina Commedia è l’allegoria del difficile cammino di tutti i cristiani verso la redenzione, un percorso individuale che passa attraverso l’arduo sentiero del cuore, attraverso la croce, e, nel caso di Dante, attraverso l’oscuro mondo dell’oltretomba. Un viaggio che valica i confini del personale o di una mistica individuale per tradursi in un effetto salvifico nella storia degli uomini.

don Luciano Vitton Mea

 

   

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