Ringraziamo quell’Unico che realizzò con la sua vita quanto era scritto di lui nella Sacra Scrittura, affinchè quello che non poteva essere compreso con il semplice ascolto, fosse chiarito invece vedendolo. Egli, come si legge nel libro dell’Apocalisse, aprì dunque il libro sigillato che nessuno poteva aprire né leggere, rivelandoci con la sua passione e risurrezione tutti i misteri in esso contenuti.
E, presi su di sé i mali della nostra debolezza, ci mostrò i beni della sua potenza e della sua gloria. Infatti si fece carne per rendere noi spirituali, nella sua bontà si abbassò per innalzarci, uscì per farci entrare, apparve visibile per mostrarci le cose invisibili, patì i flagelli per guarirci, sopportò oltraggi e derisioni per liberarci dalla vergogna eterna, morì per ridarci la vita.
Lui, che nella sua natura rimane incomprensibile, nella nostra natura ha voluto lasciarsi prendere e flagellare, perché se non avesse preso su di sé ciò che era proprio della nostra debolezza, non avrebbe potuto elevarci alla potenza della sua forza. Perciò, per fare la sua opera, ha compiuto un’opera straordinaria.
Per eseguire il suo proposito ha operato un fatto insolito, perché, essendo Dio, si è incarnato per elevarci fino alla sua giustizia. Per noi si è degnato di farsi percuotere come un uomo peccatore. Fece dunque un’opera insolita, estranea a sé, per compiere l’opera sua: perché per il fatto che soffrendo sostenne i nostri mali, portò noi sue creature alla gloria della sua potenza.