Meditazione del giorno: Non lasciamoci ingannare dalla sua povertà
Meditazione del giorno
Non lasciamoci ingannare dalla sua povertà
di don Luciano Vitton Mea
“Noi predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio.
Come fa Dio ad essere sapiente e forte se ha scelto ciò che agli occhi degli uomini e stoltezza e debolezza? Chi di noi definirebbe saggio uno che lascia un palazzo rivestito d’oro e di pietre preziose per andare ad abitare in una spelonca? O forte chi ha scelto di deporre le armi, non chiama il proprio esercito a difenderlo, si lascia schernire, deridere e flagellare? Che strano Dio è il nostro che lascia le dimore celesti per diventare uno di noi, anzi il più misero di tutti? Che logica c’è nell’accentare di farsi giudicare da un procuratore in una sperduta provincia del grande impero romano? E’ san Paolo che indirettamente risponde a queste domande, all’enigma stesso dell’Incarnazione, nella sua lettera ai Romani: “Ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini”.
Platone, nel Simposio, definisce l’amore “follia”; ecco perché, precisa, l’uomo null’altro è “che la propria follia”. La ragione ci accomuna, la follia ci caratterizza. Dio è sapiente e forte perché è follemente innamorato della sua creatura e per amore si abbassa per poterla incontrare e innalzare. E la sorte muta. Erode è debole perché teme di perdere il proprio potere, i dottori della legge e gli scribi sono stolti perché presumono di sapere e di sconoscere i misteri imperscrutabili di Dio. Se voglia incontrare il Signore degli eserciti doppiamo diventare pastori, lasciare il tepore dei bivacchi, scendere i sentieri scoscesi, odorosi di muschio fresco e di sterco, della Palestina , fino a giungere in un povero rifugio di animali. Li incontreremo un Dio bambino. Non lasciamoci ingannare dalla sua povertà perché “la debolezza di Dio è più forte degli uomini”.