Nella bottega del falegname

Non incontri il Signore stando seduto davanti ad un caminetto, lontano dagli uomini, tra le mura anguste di una sacrestia. Non incontri il Signore tra gli splendori del Tempio o nei discorsi eruditi e assennati degli uomini. Non lo trovi nel recinto dei novantanove giusti, ne tra le pietre di coloro che “lapidano” gli altrui errori. Il Signore lo trovi nella bottega del falegname, al pozzo di Sichem, in quella viuzza mal frequentata. E’ nella gelida steppa delle solitudini umane, in una corsia d’ospedale, nel vuoto sguardo di un ubriacone. La, oltre i confini dell’umana comprensione, nella povertà struggente di chi ha perso ogni cosa: la casa, i figli, un lavoro, la dolcezza del primo amore. Anch’io un giorno l’ho incontrato così: “Ero lungo la strada, battuta dal vento gelido e sedevo per terra appesantito dalla noia, vestito come un misero straccione. Tu, Signore, sei passato, mi hai guardato e i nostri occhi si sono incontrati. I miei erano come spenti, ma i tuoi erano luminosi come il sole. Tu mi hai preso per mano e mi hai voluto con te. Non ti conoscevo e nulla sapevo di te. Potevi prenderti uno che ti conosceva, uno meno sporco di me, uno meno sbagliato di me. Invece, no: hai voluto proprio me. Non so proprio cosa hai visto di interessante in me! Non te lo chiedo nemmeno tanto so che non valgo niente. Eppure hai scelto proprio me, ultimo fra gli ultimi, per farmi diventare un capolavoro del tuo cuore. Come non ringraziarti, Signore, ora che, con te, la vita mi è diventata più preziosa di mille pezzi d’oro fino? Ora che i miei stracci sono cambiati in una veste regale e da uomo insignificante e inutile sono diventato cellula viva del tuo corpo, pieno di affascinante mistero, come non cantare la tua lode, come non adorarti presente e operante in me? Amen”. E quando penso di averti perso, e quando il mio egoismo mi allontana da Te, so dove trovarti: nella bottega di un povero falegname.