Quaresima: tempo di potatura
La primavera è tempo di potatura. E la quaresima è potatura, per prepararci alla fioritura della Pasqua. Lo sanno benissimo i nostri contadini: un albero se non lo poti, muore. Se lo poti, rinnova la sua forza per un raccolto più abbondante… È la logica della vita, come ce l’ha descritta il Vangelo: “Chi ama la propria vita la perde e chi perde la propria vita per il Vangelo, la ritrova” (cf. Mc 8,35). Ma potare è un’arte difficile e fonte di sofferenza, lenta da apprendere. È Dio il potatore della nostra vita: “Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore… Ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto” (cf. Gv 15,1-2). Lui sa quando e cosa potare. Dio conosce quali cose dobbiamo lasciare e quando ne è il momento. Ed anche il perché. Perché la potatura non è mai fatta per “tagliare soltanto”. È fatta soprattutto per ridare nuova vitalità. Certo, il contadino quando taglia, non guarda il ramo che cade. Spesso, anzi, taglia proprio il ramo più grosso, lasciando un esile tralcio che tende al cielo. Ma in quel tralcio fragile, il contadino, con gli occhi della “fede”, già “intravede” l’abbondanza dell’uva matura. Chi non è contadino, si stupisce, perché vede solo il presente, non si rende conto, non sa spiegarsi certi tagli. Solo il contadino capisce, non perché vede, ma perché “intravede” con gli occhi della fede.
GianCarlo Maria Bregantini