Vergine Madre, figlia del tuo Figlio – Canto XXXIII del Paradiso

«Vergine Madre, figlia del tuo Figlio,/umile ed alta più che creatura,/termine fisso d’eterno consiglio

 

La preghiera di San Bernardo a Maria si apre con accostamenti di parole e concetti dal significato opposto, a sottolineare come gli elementi della divinità travalichino le possibilità di comprensione dell’intelletto umano. Oggi commenteremo il primo di questi accostamenti: Vergine Madre. Come si può essere vergini e nello stesso tempo concepire e dare alla luce un figlio? E’ evidente che solo in Maria questi elementi si incontrano e possono convivere insieme travalicando ciò che dal punto di vista semplicemente umano è impossibile e, nello stesso tempo, incomprensibile.

Si, in Maria, la verginità e la maternità si incontrano e diventano una sola cosa. Ma ciò che in Maria avviene nella pienezza in noi si riflette nei tenui colori della  fragile natura. Insomma, ogni maternità, se fedele al piano originario di Dio, diventa verginale, cioè integra. Certamente non dal punto di vista fisico, ma sicuramente dal punto di vista spirituale. Cercherò di rendere ancora più semplice questo concetto. L’incontro di due corpi, quando avviene nella definitività di un reciproco dono, nel calore e nella dolcezza di un atto d’amore, diventa trasparente, unico, fecondo. Se l’atto generativo viene riportato al candore delle sue origini (l’uomo e la sua donna, tutti e due, erano nudi, ma  non avevano vergogna)  si vela di verginità, diventa una casta comunione. In un contesto culturale dove il corpo è spesso privato dalla sua dimensione spirituale, risulta difficile parlare di integrità e di comunione. Solo recuperando l’immagine del corpo come “tempio di Dio” possiamo ridare all’atto generativo la sua originaria dignità. La sessualità umana è cosa seria, il linguaggio più difficile da interpretare, la dimensione più importante da recuperare. Io amo pensare che una nuova vita deve essere concepita nell’integrità e nella pienezza di un atto che non ci appartiene, che richiama il mistero di Dio, che esprime solo e semplicemente un amore casto e  puro.  Anni fa una donna da tempo sposata mi confidò: « dopo tanti anni di matrimonio “non si fa più all’amore” ma “solo sesso”»

“Vergine-madre”: questi due termini non possono essere completamente disgiunti nell’esperienza umana, altrimenti “l’atto umano” si impoverisce, si svuota, perde significato.  L’amore è il mistero centrale di ogni uomo. Concepire in modo integro significa riscoprire il mistero centrale della nostra stessa natura umana. La maternità, senza la dimensione trascendentale della verginità, rischia di diventare matrigna, priva di una dimensione che rende la donna veramente madre.