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Ave Maria

Cronaca Brescia arrivo di Mons Monari a Brescia 14-10-2007 eden mino renica“Ave, Maria, piena di grazia”: sono le parole di saluto che l’angelo Gabriele, messaggero di Dio, rivolge alla Vergine di Nazaret che deve diventare la madre del Figlio di Dio. Per capirle, partiamo dall’espressione “piena di grazia”, che nel testo del vangelo sostituisce il nome stesso di Maria. Le parole precise dell’angelo sono: “Ave, piena di grazia” (Lc 1,28). Non la chiama per nome: Maria!, ma l’interpella con quell’espressione: “piena di grazia”, che rappresenta così un nome nuovo. Per la Bibbia, è come se a quella ragazza venisse donata una nuova identità, che si esprime proprio in questa parola: piena di grazia. Ma cosa vuoi dire esattamente questa espressione? La grazia è, naturalmente, un dono speciale di Dio, che ha la sua sorgente nella ricchezza infinita di vita che Dio possiede e nell’amore con cui Dio comunica tutto quello che ha. Dio non è un Dio geloso, proprietario di una vita che non vuoi comunicare a nessuno; al contrario, il Dio della Bibbia è, essenzialmente, il Dio dell’amore generoso che dona tutto ciò che ha, volendo fare partecipi gli uomini della sua vita. Nella seconda lettera di san Pietro è scritto che la potenza di Dio ci ha fatto dono di ogni bene per quanto riguarda la vita e la pietà (2 Pt 1,3) e “ci ha donato i beni grandissimi e preziosi che erano stati promessi, perché diventaste per mezzo loro partecipi della natura divina” (1,4). Il progetto di Dio è proprio quello di rendere l’uomo partecipe della sua stessa vita, della sua stessa gioia. Questo è il significato della grazia: potremmo dire che è lo sguardo di amore che Dio fa scendere sulle creature umane, ricordando che quando Dio guarda con amore una creatura, la cambia, la arricchisce rendendola bella, pura e santa davanti a lui.

Mons. Luciano Monari – Meditazioni sull’Ave Maria – Edizioni San Lorenzo

 

   

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