L’invito che Gesù rivolge al giovane ricco è il prototipo di ogni chiamata e di ogni vocazione cristiana. Nel brano evangelico troviamo il cuore della novità portata da nostro Signore; il giovane ricco non viene chiamato ad una generica sequela ma ad un vero e proprio esodo. Un passaggio dalla schiavitù delle cose alla libertà dei figli di Dio. Gesù inaugura una nuova alleanza, un “nuovo passaggio”; invita il giovane a passare da una religiosità vera ma formale a un rapporto che rompe la crosta dell’apparenza per toccare il tessuto esistenziale, per trasformare l’uomo vecchio in quello nuovo. La chiamata è un passaggio, un attraversare il deserto delle buone tradizioni, delle sicurezze legislative per raggiungere la terra promessa, cioè un rapporto nuovo e più autentico con Dio e i fratelli. “Allora Gesù fissò lo sguardo su lui, lo amò…” Una sguardo dolce e accattivante da un lato ma terribilmente velenoso e mortale dall’altro; Gesù chiama il giovane a lasciare la vita di sempre, le sue certezze (và vendi quello che hai e dallo ai poveri) per percorrere la strada insicura e faticosa della sequela (poi vieni e seguimi). Un bacio mortale, un cambiamento radicale: cadono le tradizioni, cade la fedeltà alla legge, un rassicurante rapporto con il Dio dell’Antico Testamento; rimane uno sguardo, uno sguardo pieno d’amore ma mortale. Mons. Bruno Forte, commentando la figura del giovane ricco, parla chiaramente di paura di Dio: “La paura di Dio è sapere che le esigenze del Dio vivente sono mortali, che mortale è il suo bacio e che chi incontra veramente Dio è condotto a morire alla propria storia, al proprio passato, per entrare in un mondo sconosciuto. E questo è difficile. Ecco perché la grande tentazione è quella di difendersi dal futuro di Dio, di assicurarci di ciò che già siamo, di ciò che già possediamo”. Il giovane ricco, che per noi rimarrà privo di un nome e di un volto, non ha il coraggio di uscire dal suo Egitto, rimarrà per sempre legato alle sue cose, verrà semplicemente ricordato come un “discepolo mancato”, un “tale” come tanti che si sono accontentati di vivere in terra straniera per poche cipolle ed un piatto di lenticchie.