Calvario: lo scrigno dell’amore
Quando io sento dire che la croce, manifestazione suprema dell’amore di Dio, è una crudeltà che ha inventato il Signore.., quando sento dire che non deve il Signore far soffrire coloro che ha creato per amore.., quando sento dire che il Signore è duro con noi.., io mi sento male, perché non è così. La croce è la manifestazione, è l’epifania più alta dell’amore di Dio per noi. Ha mandato suo Figlio sulla croce perché ci togliesse tutti i nostri peccati, ci redimesse, ci rendesse puri. Anche noi, sulla nostra croce rendiamo più pura l’umanità e più buono il mondo. Anche il letto del nostro dolore dovrebbe essere fontana di carità. (…) La mulattiera del Calvario, cioè la strada che porta da Gerusalemme al Calvario, è lunga, però finiremo di percorrerla. Non durerà per sempre. E sperimenteremo, come Cristo, l’agonia del patibolo, ma «per tre ore», non per molto. Coraggio! La nostra esistenza non è inutile. Il nostro dolore alimenta l’economia sommersa della grazia. Sì, ci sarà da qualche parte un immenso deposito della grazia. La nostra sofferenza alimenta, rigonfia l’otre della grazia perché poi si riversi sul mondo in un empito di carità. E capiremo che il nostro martirio non è stato un assurdo, una crudeltà di Dio, una sua ingerenza nella nostra storia disturbata dal dolore. Invece il nostro martirio, la nostra sofferenza ha alimentato il fiume della redenzione raggiungendo i più remoti angoli della terra. Il nostro dolore è come un rigagnolo che va ad ingrossare il fiume del sangue di Cristo.
Tonino BELLO in Ti voglio bene, pp. 57-58