Vangelo di oggi

Commento al Vangelo del giorno – 06 Settembre – Apriti!

Il Vangelo di oggi: Mc 6, 30-34

effata-apritiIn quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».

Commento al Vangelo di oggi:

Solo di Gesù, l’uomo perfetto, si dice: «Ha fatto bene ogni cosa». Si compie in lui l’antica profezia: «Coraggio, non temete! Ecco il vostro Dio. Egli viene a salvarvi. Si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi. Allora lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto» (Is 35,46). I miracoli compiuti da Gesù sono il segno che inizia una nuova creazione: siamo «ricchi nella fede ed eredi del Regno, promesso a quelli che amano Dio»

ritrovare se-stessiI miracoli, soprattutto quelli spirituali, avvengono sempre lontano dalla folla, in disparte, nell’incontro segreto tra il Creatore e la sua creatura. Commenta San Girolamo “chi vuole essere sanato deve sempre portarsi in disparte, lontano dai pensieri turbolenti, lontano dagli atti disordinati, lontano dai discorsi scomposti, a tu per tu con lui, raggiungere questo contatto diretto, nell’interiorità dello spirito. Poiché è dentro di noi questo Verbo, non dobbiamo andare lontano, dobbiamo rientrare in noi stessi, e più rientriamo in noi stessi più ritroviamo noi stessi, la nostra identità, più ritroviamo la nostra identità e più ritroviamo lui, Verbo che è lì, passa e ripassa con i continui richiami alla giustizia e alla libertà dello spirito”. Così perdiamo la sordità, l’orecchio si apre e la lingua si scioglie e allora sentiamo, sentiamo ciò che dice lui, che ci parla interiormente, nello spirito, di giustizia, di bontà, di amore, di verità e di bellezza. È lui che ci parla ancora attraverso il mondo esterno che ci circonda, è lui che ci parla anche attraverso il prossimo con cui abbiamo le nostre relazioni. E ci parla attraverso il prossimo anche quando questo linguaggio del prossimo è per noi urtante, scostante, e a volte offensivo: è un linguaggio che ha anch’esso un suo significato. E così il nostro linguaggio diventa allora carico di significato, carico di esperienza. Non sono più parole vuote per cui, il più delle volte, presi da questa mutezza, ci abbandoniamo a un mutismo assoluto, oppure parliamo, parliamo molto, parliamo tanto, parliamo troppo, dice il santo, e non diciamo nulla: moltiplichiamo le parole, ma moltiplichiamo, nello stesso tempo, anche le stoltezze. Soltanto quando il nostro linguaggio sarà denso di un significato acquisito attraverso l’ascolto della verità, allora sarà un linguaggio autentico, denso.

   

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